Meraviglie del Salento: borghi e centri storici da non perdere

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Casa Turrita a Presicce (Lupiae, CC-BY-SA-3.0)

Le meraviglie del Salento sono davvero tante: non solo spiagge e città d’arte, ma anche borghi e centri storici da non perdere.

Il Salento resterà senza dubbio una delle mete più ambite dell’estate 2018, non solo per le sue splendide spiagge, ma anche per le sue città d’arte, come Lecce, definita la ‘Firenze del Sud’ per il suo Barocco. Ma oltre al capoluogo, sono molte le località che meritano di essere scoperte. Detta anche Città Bianca, Ostuni è situata a nord di Brindisi ed è il più settentrionale comune del Salento. C’è poi Nardò, importante centro bizantino e successivamente il principale centro culturale del Salento. Poi ancora Gallipoli, definita ‘la Perla dello Ionio’, e sul versante opposto Otranto, ‘porta d’Oriente’ e punto più a est d’Italia.

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Salento da scoprire: i comuni della Grecìa

Al centro della Penisola Salentina, troviamo i comuni della Grecìa, dove si parla un dialetto neo-greco noto come griko. Si tratta di nove paesi, ai quali dal 2007 se ne sono aggiunti tre non ellenofoni. Infatti, dal 1990 in poi la Grecìa Salentina si è trasformata in un consorzio di comuni, patrocinato dalla Comunità Europea e che per ragioni economiche si è poi allargato territorialmente. I nove comuni ellenofoni sono Sternatia, Martignano, Calimera, Corigliano d’Otranto, Zollino, Martano, Melpignano e Soleto. Va detto che negli ultimi due centri il griko è scomparso e anche negli altri comuni solo di recente c’è stata una riscoperta del dialetto ellenofono. Le origini di questo dialetto affondano nella storia delle dominazioni, in particolare quella bizantina. La loro cacciata e la soppressione del rito greco fecero perdere il carattere di lingua colta al greco. Si sviluppò così nel corso dei secoli un idioma popolare, il griko appunto. Con l’Unità d’Italia e l’avvento della scolarizzazione forzata, il griko andò via via scomparendo e si ritiene che meno di 10mila abitanti di quella zona, tutte persone anziane, parlino ancora il dialetto ellenofono. Va però detto che negli ultimi anni vi è stata in tutto il Salento una riscoperta della tradizione popolare, che ha così portato contestualmente anche a una riscoperta del griko.

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Corigliano d’Otranto

Il Castello di Corigliano d’Otranto (foto pubblico dominio)

Tra i comuni della Grecìa Salentina, tutti con una lunga storia alle spalle e tutti inferiori ai 10mila abitanti, assume un certo rilievo Corigliano d’Otranto. Probabilmente di origine messapica, anche se su questo gli storici sono divisi, si tratta di uno dei borghi più belli del Salento, grazie anche al suo imponente Castello. Definito da G. Bacile di Castiglione il “più bel monumento di architettura militare e feudale del principio del Cinquecento in Terra d’Otranto”, il Castello de’ Monti, attestato sul versante sud-est dell’antica cerchia muraria, ha impianto quadrangolare con quattro torri angolari ed è circondato da un profondo fossato. All’interno del centro storico, meritano sicuramente di essere visti l’antichissimo portale noto come Arco Lucchetti, sito in Vico Freddo e Porta Sud, localmente denominata Caporta, a ridosso del Castello. Testimonianze di importante rilievo sono poi i due dolmen rinvenuti nel 1993 dal ricercatore locale Oreste Caroppo e che da lui prendono il nome.

Borghi nel Salento: Castro e Diso sul litorale adriatico

I resti della cinta muraria di Castro (foto pubblico dominio)

Di Castro e delle sue marine se ne fa spesso menzione, in particolare per la grotta della Zinzulusa, una grotta naturale costiera scoperta alla fine del Settecento, ma aperta al pubblico solo alla fine degli anni Cinquanta. Ma la sua storia ha origini antichissime: abitata fin dalla preistoria, con insediamenti proprio nell’area delle grotte Romanelli e Zinzulusa, la nascita di un primo centro urbano avvenne a cavallo tra XVII e XVI sec. a.C. Nel territorio di Castro ci sono sicuramente tracce del passaggio dei Messapi prima e dei Romani poi.

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Cosa vedere nel centro storico di Castro

L’antico Castello fu costruito sui resti della rocca bizantina nel XII sec., ma poi venne distrutto nel 1480 dopo l’invasione dei Turchi. Nel XVI secolo fu ristrutturato dai Gattinara, realizzando una nuova struttura difensiva a pianta quadrilatera. Diversi furono i rimaneggiamenti apportati anche dagli Spagnoli e in particolare dal viceré don Pedro de Toledo. Nel centro storico è ancora presente la cinta muraria, rafforzata dal castello e alcune torri, anche se – come avvenuto anche in altre località del Salento – gran parte delle mura furono nel corso dei decenni utilizzate come fondamenta delle case perimetrali. A Castro sono inoltre presenti i resti di una Basilica Bizantina, edificata su un precedente impianto paleocristiano.

Il centro storico di Diso

Confinante con Castro, troviamo il comune di Diso, anche questo di origine messapica, anche se le radici affondano nell’età del bronzo. Testimonianza ne sono il menhir Vardare e il ritrovamento di un pugnale di età neolitica. Nel Medioevo, la storia di Diso si incrocia con quella di Castro: comuni ne furono peraltro le sorti dopo l’invasione dei Turchi. All’interno del borgo di Diso, molto importanti sono le sue chiese, la cui edificazione coincise con i periodi di maggiore prosperità economica del paese. Fuori dal centro abitato, assolutamente da vedere è il menhir a forma di T rinvenuto nel 1980 in contrada Vardare.

Centri storici nel cuore del Salento

Nell’entroterra salentino, appena più a nord del territorio conosciuto come Capo di Leuca, troviamo le Serre Salentine, elevazioni collinari che nel migliore dei casi superano i 200 metri d’altezza. La più elevata di queste è la Serra dei Cianci, che si trova nel comune di Alessano e rappresenta il punto più elevato della Provincia di Lecce. Su una serra praticamente confinante, la Serra Magnone, sorge Specchia, comune considerato come uno dei borghi più belli d’Italia. Il suo nome trae origine dalle specchie,  che sono cumuli di pietra a forma conica presenti ancora sul territorio e che in epoca messapica venivano utilizzati come punto di avvistamento e difesa, ma anche come sistema di demarcazione territoriale.

Cosa vedere nel borgo di Specchia

Palazzo Risolo (Lupiae, CC-BY-SA-3.0)

All’interno di un processo di riqualificazione del territorio, da oltre un decennio si svolge a Specchia, il 12 agosto, la Notte Bianca, che in pieno periodo estivo porta nel piccolo borgo qualche decina di migliaia di persone. Si tratta sicuramente dell’occasione giusta per visitare il centro storico del paese, che presenta tracce del Barocco leccese, in particolare all’interno della Chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria. Tra gli edifici da visitare, c’è senza dubbio Castello Risolo o Palazzo Risolo, nel cuore del centro storico. Suggestivi anche altri palazzi, come Palazzo Ripa, costruito a ridosso di Porta Leuca. L’invito è quello di perdersi nel cuore del borgo salentino, ammirandone in pieno le bellezze architettoniche. Fuori dal centro abitato, infine, si trova la Masseria Cardigliano, complesso costruito in epoca fascista sulla cresta di una serra e divenuto un villaggio in cui si produceva tabacco.

Presicce: il centro storico, le chiese, le case a corte

Confinante con Specchia e facente parte anch’esso dei comuni delle Serre Salentine è Presicce, il cui centro storico è un autentico gioiello con le sue chiese e i suoi palazzi storici. I primi insediamenti risalgono al VII sec.: la zona era infatti difficilmente raggiungibile e si pensa che il primo nucleo abitativo vi si sia trasferito per la presenza di falde acquifere superficiali. Col passare dei secoli, il centro ebbe un notevole sviluppo. Nel borgo antico, sorge la chiesa madre di Sant’Andrea Apostolo, distrutta dal terremoto del 1743 e ricostruita in tempi brevi grazie al contributo della popolazione e dell’Universitas. La facciata della costruzione è di stile barocco. Nel centro storico, sono presenti altri edifici di culto, ma sicuramente le chiese più interessanti si trovano fuori dal centro abitato, nelle campagne circostanti. Tra queste, c’è la chiesa di Santa Maria degli Angeli, sorta sul sito di un antico edificio sacro alla fine del Cinquecento. Vennero erette sui costoni di due serre la chiesa dell’Addolorata, sorta intorno al 1700, ma soprattutto la chiesa della Madonna di Loreto, o Madonna te lu Ritu, chiesetta rurale di origine basiliana. Tutto intorno al territorio comunale si trovano anche masserie, casine e gli antichi frantoi ipogei a grotta, detti trappeti, molto diffusi nel territorio, ma non ovunque conservati in buono stato. Nel borgo antico di Presicce si trovano numerose case a corte, umili abitazioni tipiche dell’entroterra salentino. Sempre nel centro storico assolutamente da vedere sono il Palazzo Ducale di epoca normanna, la Casa Turrita, o Torre di San Vincenzo, fatta costruire all’epoca di Carlo V come protezione contro i nemici, e la Colonna di Sant’Andrea, situata al centro di Piazza Villani, di fronte alla chiesa Madre.

Il borgo di Morciano di Leuca

La Chiesa Madre di Morciano di Leuca (Psymark, CC-BY-SA-4.0)

Nell’estremo lembo meridionale del Capo di Leuca, il comune di Morciano, col suo borgo antico, sorge intorno al IX sec. quando i Saraceni distrussero l’insediamento di Vereto e i profughi si trasferirono nel territorio confinante. Dell’antica città messapica  comunque rimangono alcune testimonianze monumentali. Di stile romanico, con aggiunge barocche, è la Chiesa Madre di San Giovanni Elemosiniere, mentre traccia del Barocco leccese è evidente nella Chiesa del Carmine, sede di una confraternità. Sparsi per tutto il territorio sono i frantoi ipogei: ben 18 di questi si trovano nel centro storico. Sempre nel borgo antico si trova il Castello Castromediano – Valentini, che venne eretto nel XIV sec. dai signori dell’epoca, per difendersi dalle mire espansionistiche dei rivali e contendenti. Sempre nel territorio comunale di Morciano di Leuca, sulla costa, si trova Torre Vado, una delle numerose torri di avvistamento costiere fatte costruire da Carlo V, in ottimo stato di conservazione anche grazie a recenti restauri.

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Due piccoli borghi del Salento: Acaya e Felline

La piazza di Acaya (Psymark, CC-BY-SA-4.0)

Concludiamo il nostro viaggio tra i centri storici del Salento che hanno assunto nei secoli un importante valore – e che sono testimonianza delle diverse dominazioni alternatesi nei secoli nella provincia di Lecce – con due piccoli borghi, situati uno a Nord Ovest e l’altro a Sud Est della Penisola Salentina. Stiamo parlando di Acaya, piccola frazione di Vernole, e di Felline, frazione del comune di Alliste.

Acaya ultima testimonianza di borgo fortificato

Meno di cinquecento abitanti, Acaya costituisce l’unico esempio di città fortificata del Meridione. Fu l’architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya, “regio ingegnere militare” di Carlo V, a riordinare il borgo, costruendo sia il castello che il resto delle fortificazioni, a partire dal fossato e dalle cinta murarie. In realtà, fu il padre dell’architetto, Alfonso d’Acaya, a costruire il castello nel 1506, ma spettò sicuramente al figlio il compito di renderlo una fortezza. Proprio in quegli anni, peraltro, Acaya assunse l’attuale nome, dopo essersi chiamato per secoli Segine. Dunque, il centro storico è costituito da sei strade tra di loro parallele e perfettamente simmetriche. Alla cittadella si accede attraverso una porta realizzata nel 1535. Al di là di alcuni rimaneggiamenti, il borgo è rimasto praticamente intatto nei secoli.

Felline, un borgo da riscoprire

Lo stesso non si può dire di Felline, poco più di mille abitanti a una manciata di chilometri dalla costa ionica. Il borgo antico, quasi interamente spopolato, è stato nel corso del Novecento oggetto di diversi rimaneggiamenti, che però ne determinarono la perdita di alcune tracce importanti del passato, come la cinta muraria e la Porta Terra. E’ ancora intatto il castello Bonsecolo, eretto nel XII sec. e poi ristrutturato dalle varie famiglie di signori che si sono succedute nel corso dei secoli. Tracce della presenza umana in territorio di Felline risalgono all’età del bronzo, come testimoniano i menhir Ninfeo e Terenzano. Sempre in località Ninfeo, sorge una delle poche testimonianze delle antiche credenze pagane nella zona. Tracce di una storia secolare sono rinvenibili anche in alcuni luoghi di culto come l’abside di Santa Sofia, all’interno del centro abitato, la Chiesa della Madonna della Luce, in località Santa Potenza, e la chiesa abbaziale della Madonna dell’Alto, sita sull’omonima specchia. La chiesa madre, dedicata a San Leucio Martire, è in stile barocco. Nel borgo antico si trovano ancora molte case a corte e palazzi, ben integri e di proprietà privata, mentre a ridosso della cinta muraria, di recente è stato riportato alla luce un antico trappeto, aperto anche alle visite in alcuni momenti dell’anno.

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A cura di Gabriele Mastroleo

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