Guida a Nardò: la storia, il centro storico e le sue spiagge più belle

Tra le mete da vedere durante il nostro viaggio in Salento c’è Nardò, il secondo centro per numero di abitanti della provincia di Lecce, con quasi 32.000 abitanti e 190 chilometri quadrati di territorio. Importante centro bizantino, Nardò divenne successivamente il principale centro culturale del Salento.

Al pari di Lecce e Gallipoli, è ben visibile ancora oggi l’impronta barocca, con decine di chiese all’interno del centro storico che sono assolutamente da visitare. La sua unica frazione, Santa Maria al Bagno, si trova a 7,5 km dal centro urbano. Il suo territorio si estende dalla Montagna Spaccata, risalendo verso Nord e incontrando località balneari d’eccellenza come Santa Caterina, Sant’Isidoro e Porto Selvaggio. Nardò assume rilevanza anche per la sua architettura civile, che presenta testimonianze del valore culturale della città come il Palazzo dell’Università e il Teatro Comunale, quest’ultimo edificato sul finire del XIX secolo, su progetto dell’ingegnere Quintino Tarantino.

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Guida a Nardò: la storia

(Lupiae, CC-BY-SA-3.0)

I primi insediamenti a Nardò risalgono al VIII- III sec a.C. quando fu un centro dell’antica civiltà dei Messapi e si chiamava Nerito. Successivamente, sotto i Romani, divenne Neretum. In quel periodo, era molto importante l’attuale Santa Maria al Bagno, eletta centro balneare a causa dell’Emporium Naunia. Siamo nel III sec. a.C. e l’antica Neretum venne attraversata dalla famosa Via Traiana.

Dopo il crollo dell’Impero Romano, la città divenne di dominazione bizantina e in quel periodo ne crebbe il valore culturale e artistico. Nel corso dei secoli, Nardò passò prima ai Normanni, poi agli Angioini, ma l’impronta bizantina restò forte, tant’è che per tre secoli almeno resistettero lingua e liturgia greca. Solo dopo il Concilio di Trento, quel rito venne soppresso.

Nel 1497 il feudo di Nardò fu assegnato ad Andrea Matteo Acquaviva. Sotto l’impronta forte del figlio di questi, il duca Belisario, umanista e mecenate della città, Nardò incrementò l’impronta culturale. Il possesso degli Acquaviva si protrasse fino agli inizi del XIX sec., quando il feudalesimo scomparve. La lunga dominazione della famiglia ebbe anche momenti bui, caratterizzati da episodi di sconcertante repressione.

Tra le personalità più illustri a cui Nardò ha dato i natali o che ha ‘adottato’ e formato ricordiamo Antonio De Ferraris, detto il Galateo, e Ruggero Pazienza, autore del “Balzino”. Al primo, in particolare, dobbiamo la stesura del volume ‘De situ Japigiae’, che è considerata la più antica guida del Salento.

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Cosa vedere a Nardò

(Lupiae, CC-BY-SA-3.0)

Nel centro storico di Nardò è ben visibile ancora oggi l’impronta barocca, a partire dalla raffinatissima Piazza Salandra, per poi perdersi tra le decine di chiese, che testimoniano come sin dal XV sec. la città fosse sede vescovile. Nella piazza principale, troviamo la Guglia dell’Immacolata di origine quattrocentesca, il Palazzo di città, il Sedile.

Tra i luoghi di culto che vanno assolutamente visitati, la Chiesa di San Domenico, la Chiesa di San Trifone, la Chiesa di Sant’Antonio e il monumento dell’Osanna nei pressi di Porta San Paolo. Questo è un monumento barocco, dalla forma ottagonale, interamente costruito in pietra leccese.

Il castello, invece, fu costruito a cavallo del XVI e del XVI secolo, sotto Giovanni Antonio Acquaviva d’Aragona nell’area del Pittagio Sant’Angelo. In precedenza, esisteva già un castello, donato nel 1271 dal signore di Nardò Filippo di Tuziaco di astrazione angioina alla comunità francescana dei Minori Conventuali. L’attuale costruzione, dimora dei duchi Acquaviva d’Aragona, è caratterizzata da poderosi torrioni a mandorla.

Nella visita al centro storico di Nardò, vanno presi in considerazione anche l’imponente Cattedrale in stile romanico-gotico, il Palazzo dell’Università e la Biblioteca Comunale Achille Vergari. Quest’ultima, donata alla Chiesa nell’Ottocento dal medico da cui prende il come, è ricca di ben ventunomila volumi di carattere scientifico, filosofico e teologico. Successivamente è divenuta di proprietà comunale.

Inoltre, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, a Nardò vennero accolti e nascosti centinaia di ebrei, in fuga verso la Palestina: il loro passaggio è testimoniato da un Murales che si trova in una piccola casa pericolante.

Infine, un passaggio obbligatorio è quello in località Cenate, dove sono presenti circa venti ville d’epoca inserite in un contesto di giardini secolari. La maggior parte di queste costruzioni sono state costruite tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ma alcune sono di epoca antecedente.

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Spiagge di Nardò

(Pixabay)

Ma come abbiamo spiegato, Nardò, con i suoi ventidue chilometri di costa, è anche uno dei centri turistici più importanti e rinomati del Salento, zona celebre per le sue bellissime spiagge tra cui spiccano le Maldive del Salento famose per la trasparenza delle acque e per la sabbia bianchissima.

Nei 22 km di costa di Nardò ci sono altrettante spiagge bellissime. Partendo da Gallipoli, incontriamo la Montagna Spaccata, una roccia spaccata in due per far passare la strada litoranea che collega la ‘Perla dello Ionio’ a Santa Maria al Bagno. Si tratta di una località suggestiva, con una scogliera alta dalla quale in estate sono tanti gli audaci che si cimentano in tuffi pericolosissimi.

Santa Maria al Bagno è un’area di grande interesse storico. Qui si trovano qui resti di tombe scavate nella roccia. Dotata di diversi servizi, la sua bassa scogliera rende possibile l’accesso al mare, seppur con forti limitazioni per i disabili. La località sorge intorno alla torre del Fiume di Galatena, costruita nel XVI secolo. Santa Caterina, invece, è costituita da una costa frastagliata con acque basse, possedendo piccoli tratti di sabbia. Punto di riferimento della località è un porticciolo.

Quindi troviamo Porto Selvaggio, senza dubbio la più rinomata delle marine di Nardò. Lungo la sua costa, rocciosa e frastagliata, si trova l’area protetta del Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio e Palude del Capitano. Porto Selvaggio è rinomata per la sua natura incontaminata, le sue pinete e la macchia mediterranea.

Diverse sono le torri che si incontrano: la Torre dell’Alto, la Torre Uluzzo e la Torre Inserraglio. Ha una spiaggia sabbiosa Torre Squillace, che si trova a sud di Porto Cesareo ed è costituita da una piccola baia. Si tratta di un’eccezione, perché tutta la costa delle marine di Nardò è a scogliera bassa. Infine, più a nord di Porto Selvaggio troviamo Sant’Isidoro, con l’omonima torre cinquecentesca. Il piccolo borgo marittimo ha una baia con circa un chilometro di spiaggia, con acque particolarmente basse e calme, grazie alla presenza di un isolotto.

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A cura di Gabriele Mastroleo

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