Marco Piovella: la verità sugli scontri del capo ultrà dell’Inter

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Marco Piovella e Daniele Belardinelli

Marco Piovella al gip ha raccontato oggi la sua versione dei fatti: la verità sugli scontri in cui è morto Daniele Belardinelli del capo ultrà dell’Inter.

Si cerca di far luce sulla morte di un tifoso dell’Inter, travolto probabilmente da un van di supporter partenopei. La vittima si chiamava Daniele Belardinelli e ha perso la vita prima della partita tra Inter e Napoli, vinta dai nerazzurri per uno a zero. Dalle prime indagini, è emerso che si tratta di un agguato preorganizzato da un gruppo di ultrà non solo interisti, ma anche del Varese e del Nizza.

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L’arresto di Marco Piovella e le indagini sugli scontri di Milano

Per quanto accaduto lo scorso 26 dicembre, fuori dallo stadio Giuseppe Meazza del quartiere San Siro, in una zona comunque abbastanza distante dalla struttura, stando a sentire gli inquirenti, qualche giorno fa è stato arrestato un capo ultras interista. Si tratta di Marco Piovella, è nato nel 1984 a Pavia ed è soprannominato ‘il Rosso’. Il 34enne è uno dei capi del gruppo ‘Boys S.A.N.’ che da anni è attivo in Curva Nord, ed è responsabile delle coreografie da parecchio tempo.

Colpito da Daspo, che stava scontando, ma incensurato Piovella viene ritenuto personaggio dalla doppia vita: infatti è laureato al Politecnico di Milano e ha due aziende, una delle quali in Svizzera. Oggi il capo ultrà è stato ascoltato dal gip Guido Salvini. Su di lui pendono le accuse di rissa aggravata, lesioni e lancio di materiale pericoloso. Ma soprattutto su Piovella, assistito dal legale Mirko Perlino, c’è una responsabilità morale ancora più grave: viene considerato l’ispiratore dell’agguato in cui è poi rimasto ucciso Daniele Belardinelli, che egli stesso ha definito “fratello maggiore amico fraternissimo”.

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La versione dei fatti di Marco Piovella

Il capo ultrà ha ammesso di essere stato lui il primo a soccorrere ‘Dedé‘, ma nega tutto il resto: dall’organizzazione dell’assalto alla premeditazione. Il manager con la passione ultrà sottolinea però di aver visto come è morto il suo amico: prende così piede l’ipotesi che il tifoso ucciso sia stato travolto da ben due auto, una morte atroce che evidentemente nulla ha a che fare con una partita di calcio.

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