Regno Unito in quarantena per il Coronavirus: Johnson si è deciso

Regno Unito in quarantena per il Coronavirus: anche Boris Johnson si è deciso. Tutto chiuso anche nel Paese di Sua Maestà.

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Coronavirus, tutto chiuso a Londra (DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP via Getty Images)

Nonostante l’iniziale cinica indifferenza, alla fine anche Boris Johnson, il primo ministro del Regno Unito, è dovuto capitolare davanti all’emergenza Coronavirus. Anche il governo inglese ha deciso per la quarantena e la chiusura delle scuole e dei locali pubblici. I cittadini sono stati invitati a restare a casa. Potrebbe però essere troppo tardi per evitare il collasso del sistema sanitario britannico.

Nel frattempo, alla data del 21 marzo i casi compressivi di Coronavirus nel Regno Unito sono oltre 4mila. Molto probabilmente molti non sono stati ancora individuati e non è escluso che anche il Regno Unito possa avere un’esplosione dell’epidemia come l’Italia e ora anche la Spagna.

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Regno Unito in quarantena per il Coronavirus: Londra deserta

“State a casa” è diventato lo slogan del governo britannico rivolto ai cittadini per contenere la diffusione dell’epidemia di Coronavirus. Anche nel Regno Unito sono arrivate le misure restrittive adottate in tutta Europa. Hanno chiuso pub, bar, ristoranti, scuole e locali pubblici. Boris Johnson alla fine si è convinto ad ascoltare gli esperti: “Proteggi l’Nhs“, il servizio sanitario britannico, “salva le vite degli altri“.

La necessità di evitare gli assembramenti e il distanziamento sociale sono diventate le regole fondamentali anche nel Regno Unito. Così il premier Boris Johnson è stato costretto ad adottare misure restrittive anche nel suo Paese, “contro questa malattia che sconfiggeremo, ne sono certo. Ma tutti, tutti dobbiamo dare il nostro contributo”. Forse ha visto le immagini drammatiche provenienti dall’Italia, con gli ospedali al collasso e la lunga processione di bare verso i cimiteri.

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Londra oggi non sembra più la stessa con le sue grandi piazze e le vie svuotate. Ancora però si vedono persone al parco. Non veri e propri assembramenti, ma piccoli gruppi di persone ancora sì. Esattamente come è successo all’inizio dell’epidemia in Italia e negli altri Paesi europei. Non ci si rende subito conto della gravità, finché non arriva l’esplosione dei contagi e insieme, purtroppo, anche l’aumento dei morti.

Dalla sera di venerdì 20 marzo, Johnson ha imposto la chiusura immediata di tutti i pub, ristoranti, club, discoteche, palestre, centri di scommesse, centri di massaggi, cinema, teatri, piscine e casinò. Non solo nella capitale Londra ma in tutto il Regno Unito. Restano aperti supermercati, negozi e farmacie. Invece il trasporto pubblico, pur con qualche riduzione, “non verrà toccato mai”, ha assicurato Johnson.

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Nonostante le limitazioni simili a quelle introdotte negli altri Paesi europei, il governo britannico non ha introdotto al momento restrizioni sui movimenti. Il premier britannico, tuttavia, ha invitato i propri cittadini a “limitare al massimo i contatti sociali“.

Boris Johnson ha commentato così l’introduzione delle nuove misure restrittive: “Sto chiedendo enormi sacrifici, e so quanto sia difficile per i britannici rinunciare a bere al pub… ma questo virus si sconfigge soltanto se agiamo collettivamente. Dobbiamo appiattire la curva dei contagi il prima possibile. Di mese in mese vedremo se allentare o inasprire le misure, o quando necessario. Per favore”, è l’appello del premier ai cittadini britannici, “non prendete questo virus sottogamba. Non siete invincibili, neanche voi giovani. Purtroppo moriranno molti cari, come ho detto in precedenza, ma insieme sconfiggeremo questo virus“.

#StayhomeSaveLive, “rimanete a casa e salvate vite”, è lo slogan lanciato da Boris Johnson anche su Twitter.

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Londra, Trafalgar Square al tempo del Coronavirus (Hollie Adams/Getty Images)
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