Furti in metro | preso il capo rom | “Italia Paese di idioti”

“L’Italia è un paradiso per noi zingari”, così ‘Bimbo’, il capo rom che gestiva i furti in metro e spendeva tutto nella bella vita, si vantava al telefono.

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Preso il capo rom dei furti in metro FOTO Facebook

È finito finalmente in manette il capo di una banda di rom specializzata in furti in metro e non solo. Lui si chiama Muharem Omerovic, detto ‘Bimbo‘. Ha 38 anni ed è originario della Bosnia. Da diverso tempo gestiva un clan composto da diversi altri suoi familiari e che si era reso responsabile di svariati colpi perpetrati nei modi più disparati. A lui la polizia è arrivata nel corso delle indagini dell’operazione ‘Ieri, oggi e domani’. Gli agenti hanno utilizzato appostamenti ed intercettazioni telefoniche, carpendo da Omerovic una certa sicurezza nel sentirsi intoccabile. L’uomo si vantava dei colpi fatti e parlava con un certo orgoglio della sua Porsche Panamera, della vita di lusso fatta in giro per l’Europa tra Gran Premi di Formula 1 ai quali ha assistito dal vivo assieme ai suoi complici, oltre alla frequentazione di ristoranti e resort di lusso ed al vasto campionario di abiti di lusso che aveva acquistato.

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Furti in metro, ma non solo: così lui spendeva i proventi illeciti

In una delle intercettazioni compiute questo personaggio senza scrupoli affermava che l’unica a lavorare era la moglie. Lui gestiva tutto il giro e spendeva, spendeva tutto. “Lei fa i soldi, soprattutto d’estate, ed io sperpero tutto”. ‘Bimbo’ aveva anche una considerevole collezione di tante altre auto di lusso, di orologi e molto altro, ed era anche un frequentatore saltuario del casinò. La Squadra Mobile di Milano ha raccolto prove a sufficienza per arrestare lui ed altre cinque persone, tutte facenti parte della famiglia Omerovic. Dal 2017 ad oggi tutti loro, assieme ad altri complici, hanno messo a segno centinaia di colpi nel Nord Italia. In particolare tra Milano, Genova e Venezia. Erano in particolare le donne a darsi da fare, sui mezzi pubblici. Tutte loro dimostravano una abilità notevole nel borseggiare in particolar modo i turisti. Invece Bimbo e gli altri uomini sceglievano i luoghi più adatti dove darsi da fare, curando la parte logistica e gestionale dei guadagni illeciti.

“Italia paese di idioti handicappati, un paradiso per zingari”

Tutto era partito a novembre 2017 a seguito della denuncia di un parente di Bimbo. Questi aveva detto alle forze dell’ordine che il 38enne Omerovic lo aveva minacciato, costringendolo a pagare una grossa somma di denaro per poter vivere dapprima a Venezia e poi a Milano. “Se non mi dai 20mila euro ti brucio vivo”. Le forze dell’ordine da allora lo hanno tenuto d’occhio, osservando anche come questo spregiudicato individuo prendesse parecchie precauzioni. Ad esempio cambiava spesso scheda telefonica e stava molto attento agli spostamenti fatti. In una intercettazione lui parlava dell’Italia come di “un paese di idioti e handicappati, un vero paradiso per gli zingari”. Un modus operandi apparso chiaro fin da subito vedeva il sistematico impiego di donne incinta o comunque madri da poco durante i furti. Cosa che avrebbe fatto scampare alle tizie in questione il carcere, qualora fossero state fermate.

I bambini piccoli usati come scusa per evitare l’arresto

In tal senso emerge anche un vero e proprio sistema per far si che le badanti sudamericane alle quali Bimbo ed i suoi compari facevano affidamento portassero i figli piccoli in Questura. Proprio per fornire una motivazione inattaccabile contro qualsiasi provvedimento di custodia cautelare. I bambini poi, anche da minorenni, venivano iniziati alle attività illecite quando giungeva il momento giusto. Nelle motivazioni dell’arresto si apprende come gli Omerovic fossero a conoscenza in maniera impeccabile del sistema giuridico italiano. L’arresto del famigerato capo rom è scattato a Roma, dove si trovava e dove in una delle sue tante dirette Facebook Bimbo si era mostrato con abbigliamento di lusso in un palazzo che dava una vista mozzafiato della Capitale. La speranza ora è che possa restare in carcere a lungo, senza avere modo di comunicare alcun tipo di istruzione ai suoi affiliati.

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