Carabiniere ucciso, gli imputati hanno tre possibili strade per farla franca

Hjort carabiniere ucciso
Uno dei due imputati per la morte del carabiniere ucciso è stato tenuto così in caserma – FOTO: screenshot

Un noto penalista statunitense si esprime in merito alle possibilità dei due giovani americani di scampare al processo nel caso del carabiniere ucciso.

L’opinione pubblica statunitense sta parlando animatamente dei due cittadini Usa coinvolti nel caso del carabiniere ucciso. Si tratta dei giovani californiani Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, entrambi originari di San Francisco. Ma non è stato affatto l’atto orribile compiuto dai due a far parlare quanto l’immagine di Hjort tenuto in caserma ammanettato e con gli occhi bendati a suscitare scandalo. Un pò sulla falsariga di quanto avvenne con il processo ad Amanda Knox. C’è un famoso avvocato americano, Alan Dershowitz, tra i più acclamati penalisti della nazione e professore emerito di legge all’Università di Harvard, che spiega l’esistenza di tre possibilità che i legali difensori dei due imputati potrebbero seguire per far si che i loro assistiti vengano scagionati da ogni accusa.

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Carabiniere ucciso, un esperto dice la sua: “Tre possibili vie di ‘fuga’…”

Dershowitz, che fece parte del pool difensivo capace di garantire la totale innocenza al giocatore di football O.J. Simpson nel processo in cui quest’ultimo venne accusato di aver assassinato sua moglie, riferisce al quotidiano ‘La Stampa’ che la foto in cui Hjort viene tenuto legato e bendato testimonia un innegabile “trattamento innegabile subito. Alla luce di ciò si paventato tre possibili ipotesi: una diplomatica, una giuridica e una “europea”, per così dire”. Anzitutto Dershowitz precisa che, essendo stato compiuto in Italia, il reato è sotto la piena giurisdizione del nostro Paese. Ma il governo americano potrebbe richiedere che il processo a Hjort venga celebrato sul proprio suolo. Una mossa spesso adoperata in passato dagli americani, ma non con alleati fidati come è proprio l’Italia.

“Le Corti Europee dell’Uomo e della Giustizia potrebbero intervenire”

“L’impatto mediatico generato da questa foto però potrebbe fare agire in tal senso chi di dovere”, spiega Dershowitz. “Anche se la presenza di prove di colpevolezza schiaccianti potrebbero alla fine far desistere gli Stati Uniti da questa intenzione”. Per il noto penalista c’è poi l’ipotesi giuridica, che vedrebbe la contestazione sul come e sul quanto Hjort possa avere confessato le proprie responsabilità. “Non sappiamo se lo ha fatto da bendato oppure no, ed in quale situazione ambientale”. Il procuratore Salvi ha però garantito che l’interrogatorio dei due giovani si è svolto nel massimo possibile dell’applicazione di prassi e regolamenti, con la presenza di avvocati che li hanno assistiti. Infine si parla di una ipotesi di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ed alla Corte di Giustizia Europea. “La foto di Hjort bendato potrebbe fare da pretesto per i legali degli imputati a rivolgersi a questi importanti organi, per poter bloccare oppure annullare il processo, visto che un trattamento come quello comprovato dallo scatto rappresenta un trattamento che va contro la legge. Ma i ricorsi in questi casi possono durare anni”.

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