Carabiniere ucciso, immagini mancanti e la manovra ‘da marine’ di Elder Lee: quanti dubbi

carabiniere ucciso
Tanti i dubbi sul caso del carabiniere ucciso – FOTO: screenshot

Ci sono diversi aspetti decisamente non chiari nell’assassinio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a Roma il 25 luglio. Quante domande.

Alcuni punti nella vicenda del carabiniere ucciso non tornano. E riguardano principalmente l’azione diretta che è costata la vita al vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Anzitutto è emerso un buco temporale nelle riprese effettuate dalle videocamere di sicurezza, dalle quali sono state estrapolate le immagini di Elder Lee e Gabe Natale Hjort in fuga subito dopo l’assassinio del 35 militare di Somma Vesuviana (NA). A mancare, nelle riprese, è proprio la parte relativa all’incontro tra i due giovani statunitensi ed i carabinieri in borghese, giunti dopo una telefonata di denuncia. L’esame autoptico svolto sul corpo del carabiniere ucciso ha portato all’emergere di 11 coltellate, e non di 7 o 8 come affermato in precedenza. A scagliarle con violenza è stato Elder Lee, il quale ha ammesso tutto quanto. Colpisce però l’efficacia di questo gesto, che è parso proprio più di un militare esperto piuttosto che di un giovane con tanti vizi e poche virtù, come appare il 19enne statunitense e come in tanti suoi conoscenti lo hanno descritto.

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Carabiniere ucciso, Elder Lee ha effettuato una manovra da marine

Elder Lee ha affermato di aver agito perché spaventato, dicendo di aver pensato che Cerciello Rega fosse un altro pusher come Sergio Brugiatelli. Quest’ultimo è lo spacciatore che inizialmente aveva truffato Elder ed il suo amico Natale Hjort, dando loro delle normali aspirine al posto di pasticche con le quali sballarsi. I due giovani allora gli hanno sottratto lo zaino con dentro gli effetti personali, e Brugiatelli aveva chiesto l’intervento delle autorità per recuperarlo. In proposito c’è anche una telefonata resa di dominio pubblico. I militari presenti in borghese assieme al carabiniere ucciso sostengono però di essersi presentati, e di aver fin da subito svelato la loro identità come da prassi.

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L’arma del delitto sarebbe stata portata dagli Stati Uniti

Ma poi, i due giovani americani sono sostanzialmente molto meno dotati fisicamente di Cerciello e del suo collega. Per cui, come avrebbero mai fatto a prevalere su di loro? I carabinieri del Comando provinciale sono convinti che l’arma del delitto – un coltello con lama da 19 cm di lunghezza ritrovato in un controsoffitto della camera d’albergo dei due assieme a panni sporchi di sangue – sia stato portato in qualche modo dagli Stati Uniti proprio da Elder Lee. Ma anche qui c’è da chiedersi come possa aver fatto ad eludere l’oggetto pericoloso agli occhi degli addetti alla sicurezza. Nonostante la situazione concitata poi, nessuno dei carabinieri ha estratto la propria pistola d’ordinanza allo scopo di sedare gli animi. Riguardo all’occultamento del coltello, Elder e Natale si accusano a vicenda, fornendo due versioni contrapposte, anche se prima di essere fermati avevano mostrato collaborazione e complicità.

Il pusher Brugiatelli rischierebbe una denuncia

C’è poi da valutare la posizione di Brugiatelli, che a suo dire aveva parlato per prima di aggressori maghrebini, per non incappare in qualche vendetta da parte dei due americani. Suona strano anche che uno spacciatore di droga chiami direttamente i carabinieri. Inoltre ha riferito prima di aver condotto una trattativa per la restituzione del suo zaino, e poi di aver tentato di inseguire i due americani, senza successo.  Quella della restituzione dello zaino sembra però una invenzione. Intanto l’oggetto era stato nascosto, in base a quanto si apprende, in una fioriera in strada, a poca distanza dall’hotel dove alloggiavano i due californiani.

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