Carabiniere ucciso, il Comandante Alfa contro Saviano: “Si vergogni”

comandante Alfa Saviano
Polemica Comandante Alfa Saviano, il fondatore dei GIS accusa lo scrittore – FOTO: viagginews.com

Il famoso Comandante Alfa, fondatore dei GIS – le teste di cuoio italiane, dedica una lettera al carabiniere ucciso ma al contempo attacca Roberto Saviano.

La triste vicenda del carabiniere ucciso a Roma il 25 luglio scorso ha innescato una pletora di polemiche su più fronti. Si va dalle critiche alle fake news circolate in merito all’identità degli assassini e della vittima del furto dal quale è nato l’intervento del povero Mario Cerciello Rega, fino ai post offensivi di una insegnante di Novara, a quanto pare non nuova ad episodi di insofferenza nei confronti dei tutori dell’ordine. Ma una bufera si è scatenata anche sul capo di Roberto Saviano, il quale aveva denunciato una sorta di sciacallaggio mediatico per poter attaccare in maniera più o meno diretta le Ong e tutti coloro che prestano soccorso ai migranti. In un primo momento infatti si era parlato di cittadini nordafricani come degli autori dell’omicidio del carabiniere ucciso.

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Carabiniere ucciso, il Comandante Alfa contro Saviano

È il Comandante Alfa però a scagliarsi contro lo scrittore che da anni vive sotto scorta. “Vergognati”! Ho dato mandato alla casa editrice di rimuovere la fascetta con la sua prefazione dai miei libri (peraltro la sua prefazione non è stata una mia scelta)”, fa sapere il ‘Comandante Alfa in una lettera. Quest’ultimo si esprime attraverso il suo nome in codice ed è il fondatore dei Gis, gli equivalenti italiani delle teste di cuoio statunitensi. Al suo attivo ha numerose operazioni di salvataggio e protezione di ostaggi, tra i quali dei bambini e civili implicati loro malgrado in rapine in banca. “Non riesco a dormire, quel sangue mi raffredda il cuore di sofferenza e rabbia. Non trattengo l’adrenalina, quasi non mi riconosco. Sono da 40 anni nel Gis 45 al servizio dell’Arma che ho contribuito ad onorare, pare quasi non siano serviti a chiudere gli occhi sulle troppe ingiustizie”.

La lettera per il povero carabiniere è toccante

“Caro Mario, non posso chiudere le palpebre perché rivedo il tuo sorriso, spento improvvisamente da chi a te si è avvicinato per uccidere, non era difesa. No, non ha buttato il coltello dopo la prima ferita che ti ha inferto. No, ha continuato finché dopo 8 (ottoooo) fendenti non ti vedeva soccombere sotto la sua spietata sete di morte. Non è più tollerabile tutta questa carneficina”, riporta la massiva dedicata al carabiniere morto, che era originario del Comune napoletano di Somma Vesuviana. “Non vogliamo sempre essere accusati e violentati nell’animo per aver fatto il nostro dovere. Come fedele servitore dello Stato, ho vergogna e non posso starmene seduto ad aspettare che qualcosa si muova senza che io faccia nulla, e mi domando: ma tutti i telefonini che riprendono le rare volte in cui siamo costretti ad usare la forza tacciandoci per criminali dov’erano quella triste notte in cui Mario ed il suo collega venivano aggrediti? Non raccontiamoci la storia che era notte e buio, non la beve più nessuno”.

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