Emanuela Orlandi, primi risultati sulle ossa in Nunziatura

(Websource / archivio)

I resti umani potrebbero essere di una giovane, ma servirà ancora del tempo per identificarli con certezza. 

Una donna fra i 25 e i 35 anni. Questo l’identikit del soggetto cui sembrano appartenere le ossa ritrovate nella sede della Nunziatura Vaticana. Non si tratterebbe dunque di un’adolescente, ma “attendiamo il test del Dna”, spiega Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell’università di Tor Vergata, che sta partecipando in qualità di perito nominato dal Vaticano alle analisi avviate ieri. “In questo momento non posso confermare l’età o il sesso prima di avere i risultati dei test di laboratorio ma la prima impressione, basata sull’esame di alcune strutture ossee, è che si tratti di ossa di una donna intorno ai trent’anni, non un’adolescente”.

Il prossimo step saranno le analisi sul terreno per datare la sepoltura. Gli investigatori svolgeranno l’analisi chimico-fisica del terreno all’interno di una dependance della Nunziatura per cercare di avere risposte sul deterioramento dei resti e capire da quanto tempo si trovavano sotto il pavimento del sottoscala. Secondo quanto si apprende da fonti medico-legali, tra le ossa rinvenute c’è un frammento di femore e un bacino sprovvisto di sinfisi pubica: un elemento, quest’ultimo, che rende ancora complesso, a un’analisi esteriore, attribuire i resti a un uomo o a una donna. Non solo: nella dependance è stato trovato anche un altro mucchietto di ossa, forse – si apprende da altre fonti – appartenenti a un secondo corpo. Anche in questo caso, però, saranno gli esami più approfonditi a fornire le risposte. L’attività di analisi è iniziata ieri con il lavaggio e la rimozione del terreno dai resti.

La reazione della famiglia Orlandi

“Per la famiglia non cambia nulla. Non sappiamo se Emanuela e’ morta e se è morta non sappiamo quando. Quindi aspettiamo l’esito del dna” afferma l’avvocato Laura Sgrò, che rappresenta la famiglia Orlandi. “Gli elementi emersi finora mi portano a pensare che questa persona sia stata messa lì in un periodo successivo alla morte, lo dimostra il fatto che lo scheletro non sia completo e, sopratutto, che non sono stati trovati vestiti o monili”, dichiara invece Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che oggi si è recato nuovamente in Procura per incontrare i magistrati che indagano sul ritrovamento nella Nunziatura Apostolica. Il fratello della ragazza scomparsa nel 1983 ha detto di essere “ancora in attesa dell’esito di queste prime analisi che ci diranno il sesso, sul quale ancora non c’è alcuna certezza”. “Al momento sappiamo solo che le indagini stanno andando avanti e il ritrovamento di altri frammenti lo testimonia, ma non sappiamo ancora nulla sull’esito degli esami”, ha concluso.

EDS

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