Caffè al bar: aumenta il prezzo della tazzina

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Tazzina di caffè espresso (iStock)

Tra i tanti rincari di inizio anno, i più sgraditi sono quelli di bollette e autostrade, ci mancava solo quello del caffè al bar. Dal 2018 la tazzina di espresso è diventata più amara per i clienti dei bar nelle città italiane, per via dell’aumento di prezzo. Il rito della tazzina di caffè al bar è un’abitudine irrinunciabile per molti italiani, che d’ora in poi però dovranno pagarla di più.

Ecco tutti gli aumenti nelle principali città italiane

Tazzina di caffè al bar: i rincari in Italia

Anno nuovo, nuovi aumenti di tariffe, dopo quelli più odiosi di bollette di gas e luce  e autostrade, arrivano quelli dalla tazzina di caffè espresso al bar, ormai stabilmente sopra 1 euro.

Il rincaro più consistente per la tazzina di caffè è a Roma, dove si registra un aumento di prezzo del +11,96% rispetto allo scorso anno. Nella capitale una tazzina al bar costa 1,03 euro. Ma non è il prezzo più alto in assoluto.

Il caffè al bar più caro è quello di Torino, qui una tazzina di caffè si paga 1,10 euro, con un aumento del +5,77% rispetto allo scorso anno.

Le altre città italiane in cui il costo di una tazzina di caffè al bar supera 1 euro sono Milano a 1,08 euro (on un aumento del +8%) e Firenze 1,04 euro (+1,96%).

Sotto a un euro, con il primato della tazzina di caffè espresso più economica al bar è Napoli a 0,91 euro (+5,81%), seguita da Palermo con 0,94 euro ( e l’aumento più basso: +2,17%).

Non sono tuttavia esclusi nuovi aumenti nel corso dell’anno. I dati sugli aumenti del prezzo della tazzina di caffè al bar sono aggiornati all’8 gennaio e sono stati rilevati da Federconsumatori, poi pubblicati dall’agenzia Adnkronos.

Per il 2018 l’aumento medio del prezzo della tazzina di caffè nei bar delle città italiane è a +5,95%.

Secondo Federconsumatori si tratta di aumenti non giustificati. “Non c’è nulla che giustifichi questi rincari, e non solo sul caffè ma su tutte le voci dei consumi più significativi e popolari”, ha spiegato Emilio Diafora, presidente di Federconsumatori. “La tassazione aumenta su tutto e si riversa sui consumatori finali”, ha sottolineato.

La pensano diversamente gli esercenti dei bar e dei pubblici esercizi, secondo i quali “la tazzina ha viaggiato intorno a un aumento medio dell’1% nel 2017 sul 2016”. Come ha affermato Luciano Sbraga, direttore del centro studi di Fipe Confcommercio. “Dal nostro osservatorio non abbiamo verificato particolari tensioni per il caffé al bar”, ha detto, tuttavia non ha escluso che nel 2018 “ci possano essere lievi ritocchi dovuti magari al costo della materia prima, che viene acquistata in dollari, e per un po’ di ripresa dell’inflazione anche se di dimensione contenuta”.

Il prezzo della tazzina del caffè al bar, ha aggiunto Sbraga, “è quasi sottocosto e se quest’anno ci sarà qualche aumento dell’ordine di 10 centesimi, una cifra tonda, e anche se in termini percentuali è alto, va considerato che i baristi tendono ad aspettare 2-3 anni prima di ritoccare il prezzo del caffè, anche per la gestione dei resti“.

Invece, la Fipe Confcommercio ha segnalato “un’inflazione sostenuta dei prezzi della gastronomia +1,5% e per le pasticcerie e gelaterie addirittura dell’1,7% nel 2017, complice la stagione particolarmente calda e una certa ripresa economica con l’aumento dell’occupazione e anche del pasto fuori casa” , ha concluso Sbraga.

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Valeria Bellagamba

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