La scienza non solo spiega il fenomeno delle vertigini d’altezza, ma ci indica anche trucchi psicologici per combatterlo.
Ci risiamo: è arrivata l’estate e, mentre la maggior parte delle persone è tranquilla e spensierata, una buona fetta della popolazione si ritrova a dover fare nuovamente i conti con una delle sue paure più grandi: le vertigini dovute all’altezza. Nessun problema, non siete soli: ne soffre un terzo della popolazione.

Questo, tuttavia, diventa un problema concreto – dal viaggio in aereo alle visite panoramiche, dalla giornata al parco acquatico al giro sul luna park. Per quanto possa sembrare una sciocchezza per molti, questo fastidio è davvero limitante, e possono comparire vere e proprie cinetosi, emicranie e disturbi di panico.
Scientificamente parlando, si ritiene che “il fattore predisponente sia un’informazione contrastante derivante da segnali vestibolari, somatosensoriali e visivi, quando c’è una distanza eccessiva del sistema di riferimento stazionario alla periferia del campo visivo che impedisce la percezione delle oscillazioni del corpo“, come ricorda la National Library of Medicine. Ma è anche un fattore psicologico, motivo per cui si può contenere anche semplicemente dando quiete alla nostra mente.
Superare le vertigini d’altezza: il trucco usato dagli arrampicatori
Chi soffre di vertigini legate all’altezza conosce bene quella sensazione improvvisa di sbandamento, come se il corpo perdesse l’equilibrio anche stando fermi. Il motivo? Non è solo la paura: è un conflitto tra ciò che vedono gli occhi e ciò che sente il nostro sistema di equilibrio interno. Succede quando ci troviamo troppo in alto e il cervello non riesce a percepire correttamente i movimenti del corpo rispetto all’ambiente circostante. In pratica, gli occhi vedono uno spazio lontano e immobile, mentre il corpo continua a oscillare leggermente per mantenere l’equilibrio. Il cervello va in tilt.

Secondo lo studio ‘Intolleranza all’altezza tra meccanismi fisiologici e disagio psicologico’, il trucco per bloccare questa reazione è aumentare consapevolmente l’oscillazione corporea, per fornire al cervello più stimoli e correggere l’illusione di instabilità. Ed è qui che entra in gioco l’esperienza degli arrampicatori.
Chi scala da anni lo sa: quando la testa inizia a girare, bisogna fermarsi, respirare lentamente, appoggiare una mano a qualcosa di solido e fissare un punto vicino. Basta anche un oggetto a pochi metri di distanza, l’importante è che sia stabile e ben ancorato. Questo aiuta a ristabilire l’equilibrio visivo e a ridurre l’ansia. In più, evitare di guardare troppo in basso o muovere troppo la testa aiuta il sistema vestibolare a non andare in sovraccarico. Infine, concentrarsi su qualcosa di semplice – come contare all’indietro o visualizzare un compito – aiuta la mente a uscire dalla spirale del panico.
È un piccolo protocollo fai-da-te, usato in parete ma valido per chiunque. E funziona. Anche secondo la scienza.