Italia come la Francia: senza Green pass non si va al ristorante

Green pass, l’Italia come la Francia: per ristoranti e stadi e solo dopo due dosi. Il provvedimento al vaglio del governo.

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Green pass, l’Italia come la Francia: per ristoranti e stadi e solo dopo due dosi (Foto: trattoria a Roma. Di Stefano Vigorelli su Unsplash)

Dopo la diretta tv del presidente Emmanuel Macron, che ha annunciato ai francesi l’introduzione dei Green pass obbligatorio per entrare nei bar e ristoranti, andare al cinema e salire sui mezzi pubblici, quasi 2 milioni di francesi sono corsi a prenotare la vaccinazione in appena due giorni.

La proposta e soprattutto l’effetto sulle persone ancora dubbiose sul vaccino è stata presa in considerazione anche dal Governo italiano. La diffusione della variante Delta del Coronavirus è sotto gli occhi di tutti. I contagi stanno già aumentando in Italia, come nel resto d’Europa, e sono destinati ad aumentare ancora di più per effetto della variante Delta, molto più contagiosa, che diventerà prevalente.

Nonostante l’avanzamento della campagna vaccinale, ancora una larga parte della popolazione resta scoperta, tra cui circa 2 milioni e mezzo di persone sopra i 60 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Inoltre, una sola dose non è sufficiente a proteggere contro l’infezione da variante Delta. Quindi la popolazione non sufficientemente protetta è ampia.

Per questo motivo, già da qualche tempo il Governo stava pensando di cambiare il Green pass. A cominciare dal rilascio solo dopo la seconda dose del vaccino o a completamento del ciclo vaccinale (con il monodose), come avviene nel resto d’Europa e come è richiesto per viaggiare negli altri Paesi UE.

Ora si aggiunge anche la possibilità di estendere la sua applicazione anche sul territorio nazionale.

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Green pass: l’Italia pensa di fare come la Francia

Siamo ancora solo a livello di proposte, ma anche l’Italia sta pensando di fare come la Francia nell’estensione dell’applicazione del Green pass per l’accesso a ristoranti, bar, cinema, teatri, stadi, mezzi di trasporto pubblico.

Al momento il certificato verde, che viene rilasciato già dopo la prima dose di vaccino, è richiesto per partecipare ai pranzi di nozze, per le visite nelle Rsa e per alcuni grandi eventi.

In futuro, però, il suo utilizzo potrebbe essere richiesto anche per accedere a locali pubblici nel caso la curva dei contagi dovesse crescere in modo esponenziale. A quel punto, di fronte a un rapido aumento delle infezioni, e soprattutto dei ricoveri, la scelta potrebbe essere tra chiudere tutto di nuovo, come nei mesi scorsi, oppure limitare l’accesso solo a chi non si è vaccinato o non presenta un test negativo al virus.

Una limitazione della libertà personale, contro la quale hanno già tuonato alcune forze politiche, che tuttavia potrà essere necessaria per evitare nuovi lockdown o chiusure indiscriminate, che andrebbero a danno di tutti. A quel punto, molte persone potrebbero chiedere a cosa sia servito fare il vaccino (naturalmente a proteggere sé stessi e i propri familiari) se la società dovesse rimanere ostaggio di quei pochi che pur potendo hanno deciso di vaccinarsi.

Quando è prevista la decisione

Il Governo dovrebbe discutere il nuovo provvedimento la prossima settimana, quando si riunirà la cabina di regia e dopo che saranno usciti i dati sul monitoraggio dei contagi del venerdì e dopo aver consultato gli esperti.

Quasi certamente sarà introdotta la riforma del Green pass italiano, con il rilascio del certificato solo dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino. Inoltre, lo stato di emergenza molto probabilmente sarà prorogato di almeno altri due mesi.

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Covid: contagi in risalita in Italia (Turisti a Roma. Foto di Antonio Masiello/Getty Images)
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