Martina Rossi, l’atroce verità: “Morì senza pantaloncini, non voleva suicidarsi”

Dopo aver analizzato a fondo le prove, la Corte di Cassazione ha deciso che Martina Rossi, quel 3 agosto 2011, non voleva suicidarsi. 

Martina Rossi

Nel 2011 Martina Rossi è una ventenne come tante: partita ad agosto per una vacanza tra amiche, si aspettava di passare una settimana da favola a Maiorca. La sera del 3 agosto 2011, però, la ragazza sale in stanza con due coetanei (Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni) per lasciare la sua camera d’albergo ad un’amica: dopo soli venti minuti, un urlo straziante attira l’attenzione di clienti e personale dell’albergo. Martina è caduta dal sesto piano: mentre i due ragazzi che erano con lei parlano di suicidio, la famiglia sospetta che la giovane abbia scavalcato il balcone per scappare ad una violenza sessuale.

Se vuoi seguire tutte le nostre notizie in tempo reale CLICCA QUI

“L’hanno picchiata, prima. Non lo dico perché sono una madre disperata, ma perché ho visto il corpo senza vita di mia figlia: aveva lividi sulla bocca e la mandibola”: questo aveva detto la madre di Martina, Franca Murialdo, appena si è saputo che la Cassazione avrebbe rinviato a nuovo processo Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni per violenza sessuale.

L’assoluzione per i due giovani è stata annullata

Difficilmente una ragazza che vuole suicidarsi lo fa lanciandosi dal sesto piano di un albergo mentre è in vacanza con le amiche: ancora più difficile appare che un atto tanto estremo venga fatto mentre è semi-nuda. “Martina Rossi non indossava i pantaloncini quando è caduta dal balcone” si legge nella sentenza: questo, secondo la Commissione, “appare difficilmente collegabile con un tentativo di suicidio”.

Leggi anche -> Martina Rossi, chi è la studentessa morta cadendo dal sesto piano

“La più evidente carenza di analisi, con conseguente evidente insufficienza motivazionale e mancanza di motivazione rafforzata, va rilevata in riferimento ai contenuti della audio-video intercettazione effettuata il 7 febbraio 2012, la cui analisi è addirittura ritenuta superflua dal Collegio d’appello”: così scrivono i giudici di appello per motivare l’annullamento della sentenza che aveva inizialmente assolto Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni.

Leggi anche -> Morte Martina Rossi, imputati: “Non abbiamo cercato di stuprarla”

La prima sentenza appare quindi completamente illogica: il 21 gennaio la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza che aveva assolto i due imputati. Il verdetto, che la famiglia della ragazza attende da quasi 10 anni, ha dato una nuova speranza ai genitori (convinti che la giovane sia morta nel disperato tentativo di sfuggire ad una violenza sessuale).

Leggi anche -> Caso Martina Rossi, non fu suicidio: stava fuggendo da un’aggressione sessuale

Due amici degli indagati, Federico Basetti ed Enrico D’Antonio, sono stati accusati di falsa testimonianza: se Martina Rossi non si è gettata volontariamente dalla finestra del sesto piano, i due hanno mentito sui fatti accaduti quel fatidico 3 agosto. “Ci hanno tolto la vita, la cosa più bella del mondo” ha commentato il padre di Martina, “e i giudici di appello stavano facendo passare un brutto segnale: che chi compie una nefandezza tale può pensare di farla franca”.

 

Martina Rossi

 

Impostazioni privacy