Caso Genovese, parla l’amico Daniele Leali: “Ecco di cosa aveva paura”

Daniele Leali, l’amico di Alberto Genovese, racconta in un’intervista cosa ha visto la sera del 10 ottobre nell’appartamento milanese dell’imprenditore e non solo.

Chi è veramente Alberto Genovese? Da settimane ormai in molti se lo stanno chiedendo, ma la risposta è tutt’altro che scontata. Daniele Leali, tornato a Milano dopo essere stato a Bali per lavoro, racconta la sua verità in un’intervista al Corriere della Sera rilasciata nello studio del suo avvocato, Sabino Di Sibio. E le sorprese non mancano.

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Il “vero” Alberto Genovese secondo Daniele Leali

A detta di Daniele Leali, Alberto Genovese “era innamorato” della ragazza 18enne che lo ha accusato di averla drogata e stuprata. A quei party a “Terrazza sentimento” partecipavano “artisti, manager, impiegati, imprenditori, quasi tutte coppie”, ma anche le belle ragazze, che “si autoinvitavano”. Tra queste giovani c’è appunto la modella, il cui nome venne dato a Leali “da un’amica comune”, che ha accusato Genovese di averla drogata e stuprata.

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Ciò premesso, secondo Leali il party del 10 ottobre è stata una festa “normale”: né lui aveva mai avuto il sospetto che Genovese – come denunciato da altre tre ragazze – usasse violentare giovani stordite dalla droga. Certo, Leali aveva ben presenti i problemi con gli stupefacenti che Genovese aveva ormai da anni, come riferito dallo stesso imprenditore negli interrogatori con gli inquirenti: “Gli sono stato vicino in questi ultimi mesi ed ho cercato di farlo desistere da questo stile di vita”, rimarca Leali, secondo cui Genovese non era felice: “Soffriva perché aveva sempre il dubbio che la gente gli stesse accanto solo per i soldi. Viveva male”.

Di più: all’amico Leali, rispetto a quella sera del 10 ottobre, Genovese avrebbe detto di essere “dispiaciuto per quello che aveva fatto”, di avergli chiesto di contattare la ragazza e di essere “innamorato di lei”. A fronte della ricostruzione effettuata dagli inquirenti (anche sulla base delle immagini delle telecamere presenti nell’appartamento dei “festini”), Leali è convinto che “qualcosa di grave” sia successo, anche se non mancano i dubbi legati al comportamento della 18enne: “Dopo che aveva lasciato l’ospedale era già di nuovo per locali e feste”.

Per il resto, Leali non vuole che lo si chiami “braccio destro” di Genovese: “Non lo sono. Sono solo un amico. Sono una persona pulita, un imprenditore che lavora da quando ha 16 anni nel mondo dei locali e della notte, che non ha mai avuto problemi con la giustizia e non ha alcuna attività con Genovese”. L’ultima parola spetta ora a un giudice.

 

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