Omicidio Lecce | De Marco nel suo diario | ‘Tutti hanno una ragazza’

Le parole che gli inquirenti hanno scoperto nel diario di Antonio De Marco, autore dell’omicidio dei due fidanzati di Lecce, assumono un significato importante.

omicidio Lecce De Marco
Risvolti omicidio Lecce De Marco Foto dal web

L’omicidio di Lecce avvenuto verso la fine di settembre e culminato con l’assassinio di Daniele De Santis, 33enne arbitro di calcio professionista, e della sua fidanzata 30 Eleonora Manta, si arricchisce di un nuovo risvolto. L’assassino è il giovane Antonio De Marco, tirocinante infermiere di 21 anni, che al momento dell’arresto aveva mostrato un atteggiamento di sfida nei confronti delle forze dell’ordine.

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Nel corso dei giorni successivi al suo arresto, gli inquirenti ed i professionisti che hanno avuto il compito di tracciarne un quadro psicologico hanno trovato degli aspetti tipici di quelli propri di un individuo con dei problemi importanti a livello psicologico e comportamentale. In alcuni suoi appunti l’autore del duplice omicidio di Lecce, che agli inquirenti aveva detto di avere agito perché infastidito dal fatto che Daniele ed Eleonora andassero a comporre una coppia estremamente felice, esprime dei pensieri motivati da frustrazione e rabbia.

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Omicidio Lecce, le confessioni di De Marco nel suo diario

Le parole di De Marco riferiscono di diversi approcci sistematicamente culminati in un fallimento con le ragazze. “Gli altri abbracciano le donne vere, io invece un cuscino. Mercoledì ho avuto una crisi e ho pianto. Ho comprato qualche attrezzo, ho voglia di uccidere qualcuno. Ho accettato la stanza, nella stessa casa di F., e ho già le chiavi e da qui quando andrò via potrò uccidere Daniele. Mi piacerebbe una donna per prima, ma penso che così sarà una buona base di partenza”. In un suo quaderno di appunti, Di Marco aveva annotato proprio questo il 7 agosto. E gli investigatori sono dell’idea che, se non l’avessero arrestato prima, il 21enne sarebbe stato capace di ammazzare qualcun altro.

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Emerge una grave carenza di affetto

Il quaderno di appunti sequestrato aveva anche un titolo: “Motivi per cui noi non siamo normali”. In esso Di Marco parlava di tutto ciò che covava al suo interno. E tra le motivazioni che lo portavano a sentirsi strano annotava “il parlare sempre al plurale, il male che sento dentro quando piango, il mio rifiuto all’avere compiuto 18 anni”. C’era anche il desiderio di volere morire nel corso di un intervento alla colonna vertebrale subito in passato. Ma più di tutto emerge una carenza di affetto che sembra proprio avere fatto da molla nel far scattare la follia che caratterizza Antonio Di Marco. Il quale si diceva sempre meno amato.

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