I luoghi più remoti del mondo dove il coronavirus non è mai arrivato

Ad oggi, i luoghi senza coronavirus sono davvero pochi. Nel giro di poche settimane, il Covid-19 – che all’inizio sembrava essere solo una questione di Wuhan in Cina – ha assalito e conquistato il mondo intero.

Se diamo un’occhiata alle mappe del mondo che mostrano i territori contagiati, le statistiche coprono quasi tutto il territorio terrestre.

Ma tra tutti i paesi del mondo, nascosti nel cuore dell’Oceano Pacifico, esistono luoghi senza coronavirus.
Si tratta di alcuni paesi e isole la cui posizione remota è stata un grande vantaggio. E adesso sì che sono davvero isolati dal mondo. Nessuno esce e nessuno entra.

 La nozione di paradiso terrestre nell’anno 2020

luoghi senza coronavirus

Il paradiso terrestre, secondo il dizionario, è “un luogo di completa felicità in cui ci arrivano solo in pochi.” Si tratta di “un luogo piacevole dove si è felici”, “un luogo che ha tutte le caratteristiche ideali per un piccolo gruppo di persone“.
Questi nozioni di paradiso sembrano proprio descrivere i posti più remoti del mondo che non stanno vivendo il nostro stesso incubo.

Lì, dove l’uso della mascherina non è imposto sotto la minaccia di una multa, e i bambini possono andare a scuola tranquillamente, e abbracciare i nonni, e nessun amico viene tagliato fuori da una cena perché solo sei persone sono autorizzate a riunirsi.

Secondo questa definizione contemporanea di “eden”, al mondo sono rimasti solo dieci paradisi:

  1. Le isole Palau
  2. La Micronesia
  3. Nauru
  4. Kiribati
  5. Le isole Marshall
  6. Tonga
  7. Samoa
  8. Tuvalur
  9. Vanuatu
  10. Le isole Salomone

Questi sono gli unici luoghi senza coronavirus. Qui questo invisibile ma distruttivo nemico non è riuscito ad entrare nella vita delle persone, cambiando completamente lo stile di vita di ognuno di esse.

Questi paesi grazie alla loro posizione remota nel mezzo del Pacifico si sono salvati, e da marzo i loro confini sono stati chiusi e la riapertura non è ancora prevista.

 

Sarebbe davvero così male passare la pandemia in uno di questi luoghi remoti?

La pandemia causata dal nuovo coronavirus ci ha confinati in casa, ci ha costretti a vivere una vita che non ci appartiene.

Una vita dove le mascherine nascondono l’espressione del nostro volto, dove i bambini non possono andare a scuola, né giocare con gli amici. E dove non si può ballare, conoscere nuove persone o prendere un aereo in libertà.

Quando cinque mesi fa il seminarista britannico Sam Rylands è rimasto intrappolato a Honiara, la capitale delle Isole Salomone, ha implorato il governo britannico di rimpatriarlo.

Era convinto che se il coronavirus avesse trovato la sua strada, sarebbe stato un disastro a causa della mancanza di letti per la terapia intensiva nei pochi ospedali esistenti nella zona.

La primavera 2020 è passata, e con essa anche l’estate, ma fortunatamente il Covid-19 non è mai arrivato alle isole Salomone.
In fin dei conti, ci sono posti peggiori in cui il sacerdote avrebbe potuto trascorrere la quarantena. Come la sua casa a Bristol, in Inghilterra, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia.

I 10 luoghi senza conoravirus sono a salvo, ma senza turismo sono in piena crisi economica 

isole salomone: luoghi senza covid19
Isole Salomone

Se paesi molto più potenti come la Nuova Zelanda (con un’incidenza minima della malattia), si chiedono quanto tempo potranno sopravvivere senza turismo, ci si chiede quanto invece possano resistere queste piccole isolette del Pacifico tutt’altro che ricche.

Si tratta di nazioni che vivono di turismo e le cui economie stanno soffrendo moltissime perdite.
Il PIL di Vanuatu è sceso del 9,8% da marzo, quello delle Isole Palau del 9,5%, quello delle Isole Salomone del 6%, quello delle Isole Marshall del 5,5% e quello delle Samoa del 5%.

Gli alberghi sono ovviamente chiusi, e i loro operai sono impegnati nelle riparazioni e nella manutenzione, ma anche le cose che hanno bisogno di essere riparate stanno finendo. Se nessuno rompe, di conseguenza nessuno aggiusta.

Per affrontare la crisi in corso i leader di questi paradisi del Pacifico stanno considerando la creazione di corridoi aerei con l’Australia e la Nuova Zelanda per portare i turisti dell’Oceania alle isole del Pacifico.
Nel caso in cui riuscissero nell’intento, i turisti australiani e neozelandesi, grazie alle loro valute, potrebbero essere la salvezza per il turismo delle zone in questione.

In ogni caso, il giorno in cui si riuscirà a mettere in marcia suddetta soluzione sembra essere abbastanza lontano. I  governi di Auckland e Canberra, infatti, hanno deciso che prima di aprirsi ai propri vicini del Pacifico sperimenteranno un’apertura solo tra Australia e Nuova Zelanda.

 

Alcuni dei luoghi senza il coronavirus hanno trovato una buona alternativa al turismo

isole marshall
Isole Marshall

Le Isole Marshall, distribuite su un’area enorme di 4.000 km, dipendono sia dalla pesca che dal turismo, e tutte le navi dei paesi infetti (cioè quasi tutte quelle del pianeta) non possono attraccare nei loro porti.
Lo stesso vale per le navi che trasportano carburante, container e merci essenziali. Tutti loro devono passare una quarantena in acque internazionali prima di essere autorizzate ad entrare.

Le autorità di Vanuatu, invece, hanno usato l’immaginazione per risolvere i problemi economici derivanti dal doppio disastro della pandemia e del ciclone Harold, il quale ha causato parecchi danni lo scorso aprire.
Ciò che il governo sta facendo è vendere la nazionalità del paese per 100.000 euro, nel caso in cui qualche ricca famiglia avesse voglia di passare la pandemia lontano dal resto del mondo contaminato.

L’iniziativa ha avuto un tale successo che dall’inizio dell’anno 650 persone hanno acquisito i passaporti, superando tutte le previsioni e consentendo di estinguere buona parte del debito accumulato.

Quattro dei beneficiari, di nazionalità cinese, sono stati arrestati per ordine dell’Interpol per il coinvolgimento in uno schema di contraffazione monetaria.

 

 

 

Di: Lucia Schettino

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