Carabinieri Piacenza | il testimone chiave | ‘Gravi minacce e pestaggi’

Questione carabinieri Piacenza, parla il testimone che ha dato l’impulso per l’arresto dei sei militari corrotti. “Facevano il peggio del peggio”.

carabinieri Piacenza
Racconto testimone carabinieri Piacenza Foto dal web

Emergono ulteriori dettagli sulle malefatte compiute dai carabinieri di Piacenza corrotti in servizio nella caserma ‘Levante’. Giuseppe Montella e gli altri 5 militari accusati di diversi reati vengono tirati in ballo da diversi testimoni a loro sfavorevoli per i metodi violenti e vessatori utilizzati.

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C’è chi li accusa di avere usato le maniere forti in occasione di una perquisizione in casa alla ricerca di droga. “Hanno spaccato tutto e messo le mani sui miei anziani genitori. Montella strattonò mia madre. E dissi loro di andarci piano con mio padre che è cardiopatico, ma a loro non importò nulla e lo minacciarono di tornare con i cani”. Questo il racconto di un uomo arrestato per reati di droga. Con parte delle sostanze stupefacenti poi trovate e sequestrate che però Montella avrebbe fatto sparire, per rifornire i pusher che proteggeva e lucrarci su. Questo è il sospetto molto forte che aleggia su di lui, che viene indicato come il capo dei carabinieri di Piacenza in malafede.

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Carabinieri Piacenza, il testimone: “Mi hanno rotto il naso due volte”

Ed ora spunta fuori un altro racconto che pregiudica la posizione di tutti loro. A parlare è un giovane di nazionalità marocchina, Hamza Lyamani, di 26 anni. Quest’ultimo afferma di avere subito due pestaggi violenti dai rappresentanti dell’Arma, che in due circostanze gli hanno rotto il naso. “Mi hanno riempito di botte”. All’inizio Lyamani collaborava con la banda dei corrotti facendo da informatore e ricevendo droga in cambio. Poi però ha cercato di tirarsene fuori e sono arrivate delle pesanti ritorsioni. Il marocchino parla a ‘Le Iene’ dicendo che tutto è iniziato nel 2016.

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“Montella sottraeva la droga sequestrata per rivenderla”

“Incrociai Montella, che fu mio preparatore atletico di calcio da ragazzino, in caserma. Dovevo andare lì a firmare per un precedente. Mi disse che c’era una percentuale per ogni arresto che faceva. Mandava in carcere chiunque avesse un chilo di droga, ma davanti al giudice si presentava con mezzo chilo. Quello che era sparito se lo teneva lui per venderlo illegalmente. Quando chiamava, dovevi esserci sempre. Altrimenti erano botte e minacce. Mi dissero che mi avrebbero messo loro la droga in tasca apposta per arrestarmi. Alla fine ho dovuto lasciare Piacenza, non potevo più vivere così”. Ed ancora: “Montella mi minacciò di mettermi in una valigia e di gettarmi nel Po se non fossi sparito entro due giorni”. La denuncia fatta dal giovane marocchino ai carabinieri di Cremona ha permesso infine di smontare questa vera e propria organizzazione a delinquere all’interno della Levante.

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