Rivera, l’ultima partita in Argentina nel 1979 tra morte ed espulsioni

Gianni Rivera ha segnato la storia del calcio italiano (e non solo), ma la sua partita d’addio non è stata di certo indimenticabile: ecco quello che è successo nel 1979

L’ultima partita di Gianni Rivera non è stata indimenticabile. Tornando indietro nel tempo ed arrivando al 7 giugno 1979 il campione del Milan dà l’addio al calcio giocando la sua ultima gara in Argentina. All’età di 36 anni Rivera trionfa con il decimo scudetto della compagine rossonera, ma non da protagonista assoluto visto che non è più al top della forma a causa di problemi fisici andando in campo soltanto 13 volte. Ad inizio giugno di ben 40 anni fa così è protagonista in una tournée in Sudamerica, senza all’epoca l’allenatore dello Scudetto, Nils Liedholm, che tornerà alla Roma. Parte con la squadra, invece, il suo vice Alvaro Gasparini che, però, muore improvvisamente per infarto quando la squadra è a Buenos Aires. E così sono proprio Rivera e il medico sociale Giovan Battista Monti ad assistere a quei momenti tragici del giovane vice tecnico rossonero.

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Rivera, l’addio al calcio

Così in questo clima davvero tragico Gianni Rivera gioca la sua ultima partita il 7 giugno 1979 scendendo in campo a Mendoza contro l’Andes Talleres con tremila spettatori. Sugli spalti ci sono tanti tifosi emigrati che tifano la squadra rossonera: in panchina non c’è nessuno ed è proprio il fuoriclasse del Milan a dare indicazioni dal campo con le scelte delle varie sostituzioni. Le due squadre scendono in campo con il lutto al braccio.

La partita non sembra proprio un’amichevole di fine stagione con Bigon e Boldrini che vengono espulsi dall’arbitro e con ben sette cartellini rossi complessivi tra le sfide in Uruguay, Paraguay e Argentina. Anche Rivera, mai espulso in vent’anni di carriera, viene  cacciato dal campo per due volte. Al suo ritorno in Italia lo stesso Gianni svela come riportava “La Gazzetta dello Sport”: “Non mi sono sentito crollare fisicamente e questo è importante, prima di dire se continuerò a giocare oppure no voglio parlare con Giacomini”. Alla fine lo stesso fuoriclasse rossonera appenderà per sempre gli scarpini segnando così per vent’anni la storia del calcio italiano e non solo.

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