Zucchero confessa la grave depressione: quattro anni di disperazione

Zucchero ha sofferto in passato di una forte depressione: “Stavo malissimo, i concerti erano un incubo e avevo attacchi di panico”. Ecco come ne è uscito.

“Ho sofferto di depressione, una depressione profonda, quattro anni di disperazione”. Così raccontava Zucchero, nome d’arte di Adelmo Fornaciari, in un’intervista a OK Salute e benessere del giugno 2013. E se ne è uscito è soprattutto grazie alla psichiatria e agli antidepressivi (non prima di aver scritto un capolavoro come Miserere).

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Gli anni bui della vita di Zucchero

All’epoca la confessione di Zucchero destò grande scalpore: ben pochi sospettavano che nella vita di un artista tanto famoso, energico, esuberante potessero esserci stati anni tanto bui. “Se oggi amo di nuovo la vita è per merito della psichiatria e dei farmaci – raccontava Zucchero -. Tra il 1989 e il 1993, nel periodo in cui ho scritto non a caso l’album Miserere, ero messo piuttosto male. Mi ero separato, avevo problemi personali, mi sentivo senza riferimenti. Più l’umore andava giù e più mi isolavo. Sono andato a vivere in una casetta sul mare, non sapevo più con chi stare, non mi interessava più niente, addirittura non volevo più suonare. Alcuni amici, nonostante tutto, hanno cercato di starmi vicino, di sopportarmi. Io non volevo nemmeno uscire di casa e loro mi invogliavano… Ma io niente. Avevo il terrore di uscire”.

Il cambiamento è stato lento e graduale: “Piano piano, mi hanno tirato un po’ fuori e ho imparato a ricominciare dalle piccole cose. Mi ricordo la prima volta che ho riscoperto la mia passione per l’arredamento, quando mi hanno trascinato in una botteghina di antiquariato nascosta, in un paesino, e ho riprovato la gioia di interessarmi a un vecchio mobile. È stato un tragitto lungo, ma ora posso dire che ce l’ho fatta. In quel periodo orribile, mi toccava la tournée di Miserere e io proprio non ce la facevo. Avevamo fissato concerti dappertutto nel mondo, gli sponsor avevano già pagato, se avessi mollato avremmo dovuto pagare penali salatissime. E allora ho chiesto aiuto a uno psichiatra, sono andato dal professor Giovanni Battista Cassano, a Pisa, un luminare. Lui si è preso cura di me e un giorno mi ha detto: ‘Zucchero, se non vai in tournée ti devi ricoverare al reparto psichiatrico e dimostrare ai periti che non puoi muoverti da qui’. Se mi fossi rotto una gamba sarebbe stato facile, ma con la depressione?”.

“Tra l’altro – continuava Zucchero – è difficile da far credere al pubblico. La gente avrebbe commentato: ‘Ma come? Ha soldi, gira il mondo, ha le ragazze, ha tutto quello che vuole, ha successo, perché dev’essere triste? E quello che va a lavorare in fabbrica, allora, che dovrebbe avere?’. Qui in Italia la depressione non è considerata una malattia. ‘Sei un po’ esaurito’, ti dicono, ‘beh, sei giù di corda’. E tu ribatti: ‘Non sono giù, ho la depressione!’. Ma nessuno ti capisce. Io sono andato in tournée e ho preso il Prozac, per più di un anno. Devo molto a una donna, Laura, un angelo caduto in terra. Si occupava di me, tutte le sere mi preparava il bicchier d’acqua con la pasticca antidepressiva perché non riuscivo più a dormire. Non sono uscito di casa per sei mesi tanto stavo male. Era una bella donna, ma non ero in grado di innamorarmi, l’ho fatta soffrire molto. Non dico che gli artisti hanno per natura la depressione, ma nella storia dell’arte ce ne sono tantissimi. Una volta la chiamavano melancolia. Ed è vero che a volte uno stato d’animo malinconico ti aiuta a scrivere canzoni bellissime. A me le migliori sono venute mentre stavo male…”.

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EDS

Angela Figliè chi è

 

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