Covid 19 Lombardia | dal Sacco | “L’età media dei pazienti si è abbassata”

I ricoverati all’ospedale ‘Sacco’ di Milano come in altre strutture tende a calare. “Ci sono anche dei 30enni” dice un infermiere nel pieno della crisi Covid 19 Lombardia.

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Il Sacco sta tenendo fronte alla emergenza Covid 19 Lombardia Foto dal web

I sintomi da Coronavirus sono ben noti, con febbre alta e tosse persistente che diventano croniche e permangono per giorni. Di questo parla un infermiere dell’ospedale ‘Sacco’ di Milano al Corriere della Sera. Il professionista rimane anonimo e parla di situazione al collasso.

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“Le sale operatorie sono ferme, il ‘Sacco’ è diventato a tutti gli effetti una struttura deputata alla sola cura del Covid-19. Anche qui i posti in terapia intensiva sono aumentati. Fino a qualche settimana fa arrivavano pazienti con dei sintomi lievi o anche medi. Tutti comunque senza impegno respiratorio. Ora sono calati, ma l’età media si è abbassata. Dagli ultra 70enni si è passati ad accogliere soprattutto gente di 55-60 anni. E non mancano anche i 30enni. A tutti loro serve urgentemente ossigeno, hanno febbre sempre oltre i 38° e lastre pessime. In pronto soccorso vedi ovunque persone con cannule, mascherine, caschi”.

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Covid 19 Lombardia, “L’età media dei ricoverati si è abbassata”

L’intervista al CorSera prosegue. “Tutto il sistema sanitario sta dicendo ai malati di restare a casa isolati il più possibile. A volte va bene, ma le persone non si rendono conto di quanto avanza la malattia. Entrano in pronto soccorso con l’ossigeno nel sangue a 90, basso da far spavento. Quaranta atti respiratori al minuto, oltre il doppio del normale: hanno fatto quattro passi e ansimano come se avessero corso. Compensano fino alla fine con i polmoni quasi compromessi. Su 20/25 pazienti che entrano in un turno di 7 ore, almeno 3 o 4, ancor prima di fare il tampone, hanno già bisogno del casco, massimo livello di ossigeno prima dell’intubazione”.

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“Il ‘Sacco’ è attrezzato, altri ospedali lombardi no”

L’infermiere informa che “in pronto soccorso riusciamo ancora a reggere. Ci sono due aree di emergenza e facciamo il possibile per assistere tutti, anche sdoppiando i macchinari dell’ossigeno per farlo funzionare con due pazienti allo stesso tempo. Ma la quantità di ossigeno resta quello. Stiamo tenendo botta. Il ‘Sacco’ è attrezzato per il bioterrorismo, ci sono anche docce alla candeggina anti-antrace. La formazione obbligatoria ricevuta è un nostro punto di forza, sappiamo trattare anche l’Ebola. Io ed i miei colleghi conosciamo come comportarci, come vestirci, che protezioni prendere. Il Covid lo affrontiamo seguendo i protocolli Ebola, che è un virus con una mortalità devastante. Ma per formazione, organizzazione, scorte di protezioni, non tutti gli ospedali lombardi ce la fanno. E per questo sono diventati dei centri di contagio. Ho visto bambini con il Coronavirus. Lo passano come un raffreddore. Almeno loro saranno risparmiati da questa tragedia”.

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