Alessandria | parla il proprietario della cascina esplosa | Ho dei nomi

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Il proprietario della cascina di Alessandria esplosa parla ai carabinieri FOTO viagginews

Il proprietario della cascina di Alessandria esplosa lunedì notte ed in cui sono morti tre pompieri dice tutto quello che sa ai carabinieri e fa dei nomi.

L’esplosione avvenuta a Quargnento, in provincia di Alessandria, “è senza alcun dubbio un attentato premeditato“. Ne è sicura la Procura della città piemontese, che per bocca del suo esponente, Enrico Cieri, comunica di aver trovato indizi atti ad accreditare tale versione. Nella cascina nella quale si è verificata una tremenda esplosione che ha portato alla morte di tre pompieri e che ha frantumato i vetri di abitazioni situate anche a 100 metri di distanza, sarebbe deflagrato un ordigno di costruzione artigianale. Il materiale impiegato dal dinamitardo o dai dinamitardi è diverso da quello comunemente utilizzato negli attentati facilmente riconducibili alla criminalità organizzata. Una inchiesta è attualmente in corso e sembra probabile l’apertura di un fascicolo aperto contro ignoti con l’accusa di omicidio. Le forze dell’ordine stanno ascoltando numerosi testimoni, tra i quali il proprietario della cascina ed i suoi figli.

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Alessandria, il proprietario della cascina: “Nessun dissidio, ho dei sospettati”

Non si esclude alcuna pista e tra queste quelle che sembrano trovare maggiore credito sono quelle di una ritorsione in famiglia per dei vecchi dissidi e quella di una tentata truffa all’assicurazione per ottenere illecitamente un risarcimento. La Procura di Alessandria però è certa che chi ha provocato la deflagrazione lo ha fatto con il chiaro intento di uccidere. Cosa poi ha avvenuto. “Chi ha causato l’esplosione sapeva che la cosa sarebbe costata la vita a dei Vigili del Fuoco. Questo è senza dubbio omicidio colposo“. Sono in programma altri interrogatori, in particolar modo dei componenti della famiglia proprietaria dell’immobile. Il proprietario stesso afferma di avere subito in passato degli atti intimidatori, negando però che siano legati ad una faida familiare. Ai carabinieri avrebbe anche fatto i nomi di qualche sospettato che potrebbe avere avuto interesse ad agire in questo modo.

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