Julen, lo strazio dell’uomo che l’ha ritrovato: “E’ stato orribile vederlo”

A distanza di qualche giorno dal ritrovamento del corpo senza vita del piccolo Julen, l’uomo che lo ha visto per primo racconta lo strazio provato in quel momento.

Dal 13 al 26 gennaio il mondo intero è stato con il fiato sospeso nella speranza che i soccorritori della Guardia Civil trovassero Julen vivo: il bambino di appena 2 anni che è precipitato in un pozzo a Totalan (Malaga) mentre era con i genitori. Da quel terribile giorno circa 300 uomini si sono adoperati per trarlo in salvo. Le operazioni si sono però protratte oltre il previsto a causa di un terreno difficile, duro da scavare e franoso. Quando si è giunti in prossimità del ritrovamento (dopo 13 giorni) le speranze di trovare il piccolo vivo erano ridotte al lumicino. Sabato 26 gennaio, nelle prime ore della mattina, è giunta la conferma al timore di tutti: Julen era morto. La notizia ha sconvolto i genitori del bambino, con il padre che negli istanti successivi è stato vittima di una crisi nervosa che lo ha costretto al ricovero.

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Julen, lo strazio dell’uomo che lo ha trovato

Dopo aver avuto la conferma che il piccolo Julen è morto durante la caduta nel pozzo e non nei giorni in cui lo si stava cercando, Nicolas Rando, l’uomo che lo ha trovato, ha provato un minimo di conforto nell’essere certo che non sono stati i ritardi di queste settimane a decretarne il decesso, ma soprattutto che Julen non avesse sofferto in quel cunicolo per giorni. Una minima consolazione per un uomo che ha dato tutto se stesso e messo in pericolo la propria incolumità nella speranza di trarre in salvo quel bambino: “Abbiamo scavato con le mani per raggiungerlo, finché non l’ho toccato. E a quel punto i miei sentimenti erano contrastanti: ero sollevato per averlo trovato e per aver finito il lavoro, ma arrabbiato perché lui non era vivo”, spiega infatti Nicolas al quotidiano iberico ‘Sur‘.

Il soccorritore spiega che durante tutto il lavoro, nonostante i continui ritardi e le difficoltà incontrate, nonostante i giorni passati fossero troppi per nutrire una speranza, lui ed i suoi colleghi non si sono mai dati per vinti speranzosi di poter essere partecipi ad un miracolo che non avrebbe avuto precedenti: “Non abbiamo mai perso la speranza. Abbiamo davvero fatto tutto il possibile”, dice il soccorritore che poi racconta la sensazione di angoscia provata mentre era ad un passo da Julen: “Sono passato attraverso cunicoli strettissimi, molto più claustrofobici di altri in cui pure sono entrato. Quando ho alzato lo sguardo ho pensato che se fosse successo qualcosa in quel momento sarei rimasto intrappolato anche io lì”.

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