Ecco perché il “Selvaggio Blu” è considerato uno dei trekking più difficili d’Italia (ma la fatica verrà ricompensata)

Il “Selvaggio Blu” è il trekking più difficile d’Italia ma da cui potrai godere di viste mozzafiato: ecco perché ha questa nominata. 

Il trekking “Selvaggio Blu” è considerato il più difficile trekking italiano per lunghezza e difficoltà ma è anche uno di quelli che regala maggiori soddisfazioni dal punto di vista naturalistico e di paesaggi mozzafiato. 

Vista sul mare e costa
Ecco perché il “Selvaggio Blu” è considerato uno dei trekking più difficili d’Italia (ma la fatica verrà ricompensata) (Instagram @trekking_selvaggio_blu) – viagginews.com

Si percorre infatti un tratto di costa sarda molto selvaggio e suggestivo con sfondo sempre sul mare, in un alternarsi di cammino, arrampicate e calate in corda. Quindi è questa la vera difficoltà: a volte non ci sono punti di appoggio, bisogna essere esperti nell’arrampicata o nelle discese in corda. 

Perché il “Selvaggio Blu” è il trekking più difficile d’Italia e la sua storia

Abbiamo già anticipato perché il “Selvaggio Blu” è ritenuto il trekking più difficile d’Italia ma spiegheremo ancora meglio perché ha questa nominata e come percorrerlo, se si è allenati e pronti per compiere tale esperienza. 

Vista su alture e mare
Perché il “Selvaggio Blu” è il trekking più difficile d’Italia e la sua storia (Instagram @trekking_selvaggio_blu) – viagginews.com

Si comincia a Pedra Longa e si termina a Cala Luna tra sentieri sospesi tra mare e montagna. Negli anni Ottanta furono due alpinisti, Mario Verin e Peppino Cicalò, a esplorare il tratto di costa baunese tra Pedra Longa e Cala Luna per ricercare sentieri nascosti e passaggi dimenticati. Fecero due “esplorazioni”, una a maggio 1987 e la seconda l’anno successivo, per creare un percorso che unisse i sentieri dei pastori e le mulattiere dei carbonai.

Battezzarono poi l’itinerario come “Selvaggio Blu”, definendolo adatto proprio ad esperti escursionisti, ben allenati, con buone capacità di orientamento ed una consolidata capacità arrampicatoria. Negli anni, poi, l’idea dei due alpinisti è stata valorizzata ed oggi, guide locali, offrono la possibilità di fare questo percorso mettendo a disposizione di amanti del trekking e delle arrampicate, le loro conoscenze del territorio e illustrando anche quanto si osserverà lungo il percorso. 

Si tratta di sei giorni a contatto con la natura incontaminata facendo cinque o sei tappe, in base alle esigenze, e alle competenze dei partecipanti. Qui saranno tantissimi i passaggi a strapiombo sul mare fra sentieri più facili e più complessi.  E poi il contatto con la storia e il passato è ancora palpabile dato che si “passeggerà” anche sugli antichi “scalones”, passerelle in ginepro costruite dai pastori. L’esperienza sarà davvero autentica e completa considerando che poi ci sono tratti in cui ci si cala in corda lungo pareti a strapiombo sul mare, e si pernotta in antichi ovili. 

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