La stagione sciistica 2025 ha registrato ben quattro milioni di italiani in meno sui comprensori, ma il problema non è la neve.
I comprensori sono ancora aperti e c’è ancora chi approfitta del fine settimana per godersi qualche ora sulla neve. Come ogni anno la stagione è partita a fine novembre e le stazioni sciistiche d’alta quota come il Passo del Tonale terranno aperto fino al primo di maggio. Ma anche se manca ancora qualche settimana alla chiusura è chiaro che quest’anno gli incassi saranno miseri.

Basta fare un rapido confronto con i turisti che hanno voluto concedersi la classica settimana bianca. Rispetto alla stagione precedente all’appello manca un milione di persone, e guardando a due anni fa saliamo addirittura a quattro milioni di italiani in meno sulle piste. Una vera e propria crisi del settore, già messo a dura prova dalla scarsità di precipitazioni nevose degli ultimi anni.
Ma se per altre questioni è facile puntare il dito contro i cambiamenti climatici che si fanno sentire, stavolta la colpa è da cercare altrove. Anche dove è previsto l’innevamento artificiale si vedono sempre meno sciatori o snowboarder. Basta un’occhiata alle webcam dei comprensori si vedono seggiovie e skilift deserti su panorami innevati da sogno, e il mistero si infittisce.
Perché l’industria dello sci è in crisi profonda
L’assenza dei turisti sulle piste non è così assurda se si vanno a guardare i prezzi degli skipass della stagione sciistica 2024-2025. Negli ultimi tre anni sono arrivati a costare il 30% in più, e per chi volesse pernottare in montagna per un weekend o qualche giorno non va molto meglio. Le strutture ricettive per rispondere all’inflazione hanno aumentato i costi degli alloggi del 20%.

Di fronte a simili prezzi non stupisce che il ragionamento di molti italiani sia stato quello di rinunciare del tutto alle vacanze sulla neve. Questo però dà vita a un circolo vizioso per cui meno turisti arrivano più il settore è costretto ad aumentare i costi per provare a far fronte alle perdite. Dal 2023 al 2025 il calo delle entrate del settore sciistico è altissimo, ben il 39%.
Questa situazione ha portato molti alberghi e B&B a chiudere i battenti negli ultimi due anni, ma poco si parla dei danni che ha subito il personale di queste strutture. Poco afflusso significa minore richiesta di lavoratori stagionali, che così si ritrovano a casa e senza impiego.