Pensioni 2021, aumentano le anticipate: addio a Quota 100

Pensioni. I dati parlano di un aumento delle misure che permettono l’anticipo, ma non ci sarà una proroga di Quota 100. 

I dati relativi al 2020 parlano chiaro. L’Osservatorio INPS ha pubblicato un’analisi che mostra un netto aumento delle pensioni anticipate. Tra queste figura anche Quota 100 che è senza dubbio una delle più dibattute.

La scadenza è prevista per il 31 dicembre 2021, ma tutti si chiedono che fine farà. Le misure che permettono l’anticipo sono state usate ampiamente a scapito di quelle di vecchiaia. Le domande dei cittadini sono molte, scopriamo cosa ha detto il Governo.

Pensioni: il futuro di Quota 100

In questi ultimi giorni dal Governo è arrivato un messaggio chiaro: nessuna riforma strutturale delle pensioni. Le priorità dell’esecutivo rimangono rimangono incentrate sulla pandemia e la conseguente crisi del mercato del lavoro.

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Al momento, l’unica certezza sembra essere la fine di Quota 100. Dal 1° gennaio 2022 si andrebbe a creare uno scalone di 5 anni per ottenere la pensione di vecchiaia fissata a 67 anni. I dati però hanno mostrato un ampio uso delle pensioni anticipate e continua ad aleggiare il dubbio se ci sarà o meno la fine di Quota 100.

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Le analisi dell’INPS parlano chiaro. In riferimento all’anno 2020 sono state erogate 195.000 pensioni di vecchiaia mentre quelle anticipate sono state 234.000. Proprio per quest’ultima modalità, vediamo i dati più nel dettaglio: 161.819 lavoratori dipendenti e 72.959 lavoratori autonomi hanno deciso di andare in pensione con la modalità anticipata.

La proroga di Quota 100 rimane comunque poco probabile, soprattutto perché il Governo e lo stesso Ministro del Lavoro Andrea Orlando hanno detto che non sarà un problema prioritario. Fatte queste premesse, si cominciano a stilare diverse ipotesi per il dopo Quota 100.

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La prima è la pensione a 64 anni, una pensione maturata che deve essere 2.8 volte l’assegno sociale. Sarebbe un’estensione della Legge Dini in riferimento alle persone che hanno iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996 rientrando nel contributivo puro. Si riferisce anche a chi è rientrato nel regime misto e chi ha iniziato a lavorare prima di quella data.

L’altra ipotesi è quota 92 per i lavoratori usuranti. Una proposta lanciata da Graziano Delrio e che permetterebbe di andare in pensione a 62 anni con 30 anni di contributi. I sindacati chiedono a gran voce un incontro con il Governo e mentre le scadenze si fanno sempre più vicine, la pandemia continua a creare rallentamenti.

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