Gioele, il carabiniere che ha trovato i resti rivela: “Ecco come ho fatto”

Giuseppe Di Bello, conoscitore della montagna, spiega il suo metodo di ricerca: “Dobbiamo ragionare come un bimbo di 4 anni rimasto solo”.

Aver trovato i resti appartenenti al piccolo Gioele Mondello, il bambino scomparso a Caronia insieme alla madre Viviana Parisi, è stato “un dono di Dio”. Così ha detto Giuseppe Di Bello, ex brigadiere dei carabinieri di 66 anni, cercatore di funghi e conoscitore della montagna per passione, spiegando al Corriere della Sera il suo “metodo”.

“Uno deve ragionare come un bambino di 4 anni – ha affermato Di Bello -. Trovandosi solo, se la madre fosse morta prima, e con le tenebre, il bambino guarda la luna, tenta di ascoltare un rumore, cerca di notare una luce. Si allontana. Non torna certo verso l’autostrada perché ha subìto un trauma, visto che c’era stato un incidente”.

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Nella mente del piccolo Gioele

“Avevo un magone che mi mangiava l’anima per questo ho deciso di aiutare la famiglia” ha confessato Giuseppe Di Bello all’indomani della sua terribile scoperta tra i boschi di Caronia. “Ho visto parte del corpo e ho subito chiamato i Carabinieri, poi ho deciso di rimanere lì assistendo al lavoro degli inquirenti”. Tutto si è svolto nel giro di poche ore: la partenza solitaria ieri mattina dal campo base sulla statale 113 e, strada facendo, l’intuizione di seguire un percorso provando a ragionare come un bambino.

“Sono partito da casa convinto di dovermi immedesimare in Gioele – ha rimarcato Di Bello -, magari è rimasto solo durante la notte e in quel caso l’istinto ci porta a seguire la luce. Nel bosco l’unico punto di riferimento quando cala il buio è la luna. Così mi sono subito staccato dal gruppo e insieme ad un mio amico di Sinagra ho seguito un percorso alternativo dopo aver chiesto indicazioni ad un pastore sulla posizione del traliccio vicino al quale è stato trovato il corpo della madre. Inizialmente ho provato a perlustrare un torrente in secca, ma ho notato che neanche gli animali erano riusciti a creare una via di accesso e sono andato via”.

Quindi è tornato indietro e ha imboccato il sentiero che s’inerpica sulla collinetta, a poche centinaia di metri dall’autostrada. “Avevo il falcetto che porto sempre con me – ha puntualizzato l’ex carabiniere – lo uso quando vado a funghi per i boschi della zona. Senza di quello non sarei mai riuscito a penetrare la boscaglia, visti i rovi spinosi che ostacolano il cammino e tagliano come rasoi. A un certo punto ho visto una parte del corpo e ho chiamato i soccorsi”. Il resto, purtroppo, è cronaca.

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