Coronavirus, il fisico Vespignani: “Impossibile il ritorno alla normalità per l’estate”

Coronavirus, il fisico informatico Alessandro Vespignani, intervistato da Il Corriere della Sera, è stato chiaro: “Impossibile il ritorno alla normalità per l’estate”.

Alessandro Vespignani, 55 anni, è un fisico informatico nato a Roma, oggi direttore del “Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems”, alla Northeastern University di Boston. Da circa dieci anni è considerato uno dei massimi esperti di “epidemiologia computazionale”. A Il Corriere della Sera, che lo ha intervistato per telefono, Vespignani avrebbe comunicato un avviso molto chiaro: “L’Italia si sta avvicinando a un punto di inversione, ma dobbiamo avere pazienza e usare queste settimane per programmare il futuro che non potrà che essere emergenziale”. In questi giorni l’Italia sembra aver raggiunto il picco dei casi positivi da coronavirus, ed essersi stabilizzata lì: contrariamente a come ci si aspettava, la discesa non arriva. “Bisogna stare sempre molto attenti a fare questi calcoli”, spiega il fisico informatico. “Non dobbiamo seguire i numeri giorno per giorno, ma almeno su base settimanale. Può darsi che il dato sia ancora alto perché ci sono Regioni che stanno facendo più tamponi. È chiaro che occorre pazienza. In ogni caso la curva dell’Italia è in frenata e sta cominciando la discesa, come si vede dai dati che arrivano dagli ospedali, dove si stanno liberando posti. E questa è la cosa importante”.

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Coronavirus, l’intervista al fisico Alessandro Vespignani

Per quanto riguarda una ipotetica, futura, discesa, Alessandro Vespignani spiega che dipenderà tutto dal comportamento dei cittadini: “Ho visto immagini di città affollate in questi giorni, magari dove il contagio non si è ancora diffuso. Sbagliato, non è il momento di rilassarsi. Dobbiamo, invece, insistere. Abbiamo davanti l’esempio della Cina. Lì il “lockdown” è durato tre mesi”. Sarà un cammino ancora lungo e difficile, quello verso la “libertà” dal Coronavirus. “Dobbiamo cominciare a dire agli italiani una verità scomoda. Mi rendo conto che è difficile farlo con un Paese praticamente in ginocchio, ma non possiamo illuderci di tornare alla completa normalità a giugno o a luglio“. La nostra vita quotidiana dovrà cambiare, ancora: “Queste sono le settimane in cui l’Italia deve dotarsi di un’infrastruttura di controllo che neanche immaginava fosse necessaria quattro settimane fa. Qui l’esempio è quello della Corea del Sud. Dovremo essere in grado di mantenere le cautele necessarie di distanza sociale, ma soprattutto di tracciare i casi positivi, eseguire i test per isolare le possibili persone infettate. Occorre essere in grado di fare i tamponi porta a porta”. Per quanto riguarda viaggi e spostamenti, Vespignani prevede ulteriori cambiamenti e regolamenti, più lentezza: Per un lungo periodo viaggiare non sarà più come prima. Dobbiamo mettere in conto che prima di entrare in un altro Stato saremo costretti a fare la quarantena, a fornire determinate garanzie sanitarie e così via”.

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Coronavirus: le opinioni del fisico Alessandro Vespignani

L’Italia resterà davvero “più colpita” rispetto a tutti gli altri paesi del mondo? Vespignani ha risposto: “Ho sostenuto da subito che non esisteva un “caso italiano”. Il virus si è diffuso prima in alcuni Paesi e poi in altri anche per ragioni legate al caso. Non so, un viaggiatore arrivato in un posto anziché in un altro. D’altra parte questa epidemia, in generale, ha un tasso di raddoppio del numero dei contagiati ogni 3-4 giorni. E quindi è solo una questione di tempo. Oggi New York si trova nella situazione in cui era l’Italia un paio di settimane fa. Il resto degli Stati Uniti tra un paio di settimane si troverà nella stessa posizione in cui è adesso New York. Ma qui sembra che nessuno voglia imparare qualcosa dall’esperienza degli altri“. Ma allora perché in Italia si contano più vittime rispetto a molti altri paesi colpiti? Negli Stati Uniti, per esempio, il tasso di mortalità sembra essere molto basso. “Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto è un errore contare i morti in rapporto ai casi positivi. Non è quello il tasso di mortalità reale. Il numero di vittime che vediamo oggi si riferisce a persone che hanno contratto la malattia venti giorni fa. Se vogliamo fare un calcolo indicativo, dovremmo rapportare questo numero alla quota dei contagiati dello stesso periodo, di venti giorni fa appunto. Poi ci sono anche criteri diversi per classificare le cause di morte. Ma, se posso dire, ci sono altri parametri molto importanti. In Italia l’età mediana dei deceduti è 80 anni, mentre quelle delle persone che finiscono in ospedale è di 60. Significa che anche le fasce più giovani della popolazione sono a rischio ricovero”.

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