Il virologo Crisanti: “In Italia ci sono almeno 450 mila casi di Coronavirus”

Intervistato dal ‘Corriere della Sera’, il virologo Andrea Crisanti spiega che i casi di contagio sono molto più alti di quelli ufficiali.

Da qualche giorno a questa parte si parla di “casi sommersi” di Coronavirus. Con tale dicitura s’intendono quelle persone che hanno contratto il virus e sono, sintomatiche o asintomatiche, tenute fuori dalle statistiche della Protezione Civile. Noto è infatti, che nel bilancio giornaliero si parla dei casi emersi e che in giro ci potrebbero essere persone affette dal virus alle quali non è ancora stato fatto il tampone.

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In Lombardia hanno cominciato a mappare la popolazione proprio per cercare i casi di infezione sommersi. Lo scopo è quello di avere una maggiore consapevolezza sulla diffusione e sulla letalità del virus, ma anche quello di prevenire peggioramenti improvvisi e irrimediabili di salute. Della reale portata del contagio ha parlato con il ‘Corriere della Sera il virologo Andrea Crisanti: “L’unico dato certo riguarda i decessi. E’ da lì che bisogna partire per sapere quanti sono realmente i contagiati. I numeri corretti sono purtroppo molto più alti di quelli che vengono diffusi e riguardano semplicemente i casi emersi e quindi hanno poco senso”. Lo stesso ha poi lodato la scelta della Regione: “Finalmente anche la Lombardia l’ha capito e ha deciso di dare la caccia al sommerso”.

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Virologo Crisanti: “In Italia ci saranno 450 mila casi”

Nel continuo dell’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera‘, Crisanti dice: “Non riesco a spiegarmi come sia stato possibile sottovalutare le dimensioni dell`emergenza  quando erano sotto gli occhi di tutti: in Lombardia i malati saranno almeno 250mila, 150mila sintomatici e 100mila asintomatici, in Italia ne calcolo 450mila… altro che 60mila”.

Lo studioso contesta poi chi sostiene che il ceppo virale che ha colpito la Lombardia sia maggiormente infettivo rispetto a quello che ha colpito la Cina ed il Veneto. Sul tasso di mortalità infatti aggiunge: “Il fatto che il tasso di letalità in Veneto (3,4%) sia decisamente inferiore a quello lombardo (oltre il 13%) si spiega con il maggior numero di tamponi fatti che ha portato a dei risultati concreti”. C’è molta gente che accusa sintomi non gravi e potrebbe essere positiva”.

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