Coronavirus, in Italia i contagiati sarebbero 100mila

La previsione sui possibili infetti nel nostro Paese fra asintomatici e sintomi lievi

In Italia il numero dei contagiati da Coronavirus continua a salire, così come purtroppo quello dei morti. Ad oggi 18 marzo ci sono 35 mila casi di covid-19 in Italia di cui quasi 3 mila persone decedute. Numeri impressionati ed è impressionante la mortalità che stando a questi dati sarebbe intorno all’8%. Tantissimo se sei pensa che sarebbe dovuta essere intorno al 2% stando all’esperienza cinese. Gli esperti ci dicono che per vedere l’ effetto delle misure restrittive imposte al nostro Paese bisogna ancora aspettare almeno una settimana, solo allora forse la curva dei contagi inizierà a scendere verso il basso.

In ogni caso la percentuale di letalità di Coronavirus in Italia è molto alta. Com’è possibile? Secondo alcuni gli infetti in Italia potrebbero essere molto di più di quelli conosciuti e rilevati tramite tamponi. Addirittura secondo la Gimbe, Fondazione di ricerca di evidenze scientifiche, i contagiati in Italia potrebbero essere 100 mila.

I contagiati da coronavirus in Italia

“La sottostima del numero totale dei contagiati – ha spiegato Nino Cartabellotta presidente di Gimbe– se da un lato può attenuare le preoccupazioni sulla gravità della COVID-19, dall’altro non deve in alcun modo fare abbassare la guardia”. Già perché ciò significa che migliaia di contagiati lievi o asintomatici sono in giro.

Questa stima di 100 mila contagiati renderebbe la situazione italiana sovrapponibile per letalità a quella cinese. “Assumendo una distribuzione di gravità della malattia sovrapponibile a quella delle coorte cinese – ha spiegato Cartabellotta – si può ipotizzare che la parte sommersa dell’iceberg contenga oltre 70.000 casi lievi/asintomatici non identificati”. Alcuni epidemiologi sostengono che le differenza fra i numeri italiani e cinesi o sud coreani siano dati dalla differenza di popolazione. In Sud Corea la popolazione è più giovane e prevalentemente femminile, mentre in Italia è più anziana e maschile.

La Comunità Scientifica dall’Oms al nostro Istituto Superiore di Sanità non ritiene di utile praticare tamponi a tutti. Ciò perché i tamponi andrebbero ripetuti costantemente e per farli su 60 milioni di cittadini servirebbero centinaia di centri di analisi. Oltre al fatto che poi il tampone andrebbe ripetuto. Alcune regioni però vogliono fare tamponi a tappeto: Veneto, Emilia Romagna e Toscana vogliono fare analisi innanzitutto a tutti i sanitari. In ogni caso la conclusione è quella di stare a casa.

Cartabellotta aggiunge: “Tutti i paesi hanno avuto la possibilità di giocare d’anticipo avendo già visto il film italiano, ma hanno perseguito politiche attendiste contro un virus che si diffonde alla velocità della luce, e da cui si ritenevano immuni. Considerato che l’efficacia delle misure di distanziamento dipende dalla loro rigorosità, dalla tempestività e dall’aderenza dei cittadini, Europa, Stati Uniti e tutti i paesi del mondo, dovrebbero fare tesoro dell’esperienza (e degli errori) del’’Italia”..

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