Bambino nel pozzo: “Non dobbiamo smettere di nutrire speranze”

Bambino nel pozzo a Totalan, nei pressi di Malaga: “Non dobbiamo smettere di nutrire speranze”, riusciranno a salvarlo?

Gli scavi per recuperare il bambino

Non si perdono le speranze di salvare Julen, il piccolo caduto nel pozzo a Totalan, nei pressi di Malaga, il 13 gennaio scorso: Juan José Cortés, padre di Mari Luz, la bambina di cinque anni uccisa nel 2008 a Huelva, in circostanze analoghe, ha lanciato poco fa un appello: “Non dobbiamo smettere di nutrire la speranza”, le sue parole, che arrivano davvero in una fase difficile per i soccorsi.

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Bambino nel pozzo: cosa succede in queste ore?

Durante la sua visita a Totalán, il presidente dell’Andalusia, Juanma Moreno ha detto che sono stati realizzati terrapieni che normalmente sarebbero voluti due mesi in 36 ore: questo vuol dire che la macchina dei soccorsi lavora a pieno regime. Lo si intuisce anche da come in queste settimane sembra cambiata l’area in cui si trova il pozzo: da paesaggio incontaminato con diversi alberi a un luogo di viavai continuo, con annesse modifiche a quella che era la natura circostante. Intanto, sette persone hanno messo tutta la loro solidarietà per sostenere la famiglia di Julen.

Il villaggio di Totalán dove il bambino di 2 anni è caduto in un pozzo Julen nove giorni fa, è una “famiglia”, secondo il suo sindaco, Miguel Angel Escano. La solidarietà, dunque, non sembra conoscere fine e in tanti nutrono ancora speranze che naturalmente diventano sempre più flebili. Nella giornata di oggi, infine, si è appreso che un errore di calcolo ha forzato lo scavo del tunnel parallelo al pozzo e ha impedito ai minatori di iniziare il loro lavoro di recupero. Sotto accusa, in queste ore, è finito il proprietario del fondo in cui il piccolo è caduto: non avrebbe usato le giuste precauzioni, spiegano le forze dell’ordine. Una tragedia, dunque, che col passare dei giorni, sta dimostrando che si poteva evitare.

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