Attentato a Parigi, inneggia ad Allah: strage familiare, Isis rivendica

(Google street view)

Un attentato a Parigi è stato rivendicato dall’Isis: l’attentatore ha ucciso due membri della propria famiglia nel nome di Allah.

Un nuovo attentato è stato rivendicato a Parigi dall’Isis. Il bilancio è di due persone uccise e di una ferita in modo grave ma, nonostante dei testimoni abbiano riferito di aver visto l’attentatore armato di coltello uccidere dei passanti, si è appreso successivamente che le vittime appartengono alla stessa famiglia dell’uomo. L’aggressore, infatti, ha gridato il nome di Allah Akbar.

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Attentato a Parigi rivendicato dall’Isis ma la polizia ipotizza che il gesto sia opera di un folle

L’episodio accaduto a Trappes, nella banlieu ad ovest di Parigi, è avvenuto questa mattina alle ore 10 circa. L’Isis ha rivendicato il gesto dell’uomo come atto terroristico ma si sono insinuati dei dubbi sul fatto che sia davvero un mandante dietro agli omicidi accaduti in rue Camille Claudel. La Gendarmérie, infatti, sta valutando anche il movente familiare come causa scatenante dell’aggressione avvenuta in pieno giorno. Un uomo armato di coltello, infatti, ha aggredito dei passanti secondo i testimoni ma, successivamente, la polizia francese ha ricollegato le vittime alla sorella ed alla madre dell’attentatore. L’aggressore, dopo le coltellate inferte, si è dato alla fuga: “L’omicida ha trovato rifugio inizialmente in una casa da cui poi è uscito. E a quel punto, dopo aver minacciato i poliziotti presenti sul posto, è stato ucciso”, ha comunicato la Gendarmérie sull’accaduto.

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Quando le squadre speciali avevano già messo in sicurezza il perimetro l’attentatore è uscito nuovamente dal suo nascondiglio ed ha minacciato la polizia francese, sempre nel nome di Allah, la quale ha esploso dei colpi d’arma da fuoco verso l’attentatore. L’’aggressore, che è morto pochi istanti dopo, è stato riconosciuto come “uomo con forti problemi psichici, depressivi e di alcolismo anche se era conosciuto all’antiterrorismo per la sua condanna del 2016. L’inchiesta prosegue e potremo dire qualcosa dopo aver fatto tutte le indagini”, ha riferito il Ministro degli Interni francese Gérard Collomb. L’attentatore, un 36enne, era già stato condannato per apologia del terrorismo, qualche anno fa.

Marta Colanera

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