Serle, parla il papà disperato: “Viva o morta, ritrovate la mia bambina”

Serle, parla il papà disperato: "Viva o morta, ritrovate la mia bambina"
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A Serle il papà della piccola Iuschra fa un appello disperato ai soccorritori chiedendo loro di trovarla anche se fosse morta, così da poterle fare un degno funerale e una degna sepoltura.

Sono parole difficili da sentire quelle proferite da Gazi Ld Liton mentre parla con l’ultimo uomo sicuro di aver visto la piccola sull’altopiano delle Cariadeghe: “Non me ne vado finché la mia bambina non verrà ritrovata, viva o morta che sia. Ci vorranno giorni, o settimane non m’interessa. Non posso vivere con questo peso, con questo dubbio. Anche fosse già morta, merita di essere salutata per l’ultima volta”. Lo dice con voce esitante mentre fuma una sigaretta e condivide con Mario Franzoni (il 75enne che ha avvistato la piccola Iuschra) una fetta di pizza margherita.

Franzoni gli ha detto di essere certo di aver visto la piccola Iuschra specificando che anche se la bambina era vestita in modo diverso rispetto alla foto che stava guardando il suo viso ed i suoi occhi erano inconfondibili, quindi aggiunge: “Se avessi saputo cosa stava succedendo, forse avrei provato a fermarla” come a giustificare il suo mancato intervento.

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Serle, il papà disperato: “Voglio riabbracciarla, ma devo essere pronto a tutto”

Gazi crede ancora nella possibilità che la sua bambina possa fare ritorno a casa sana e salva, ma deve considerare ogni possibile sviluppo della vicenda, anche e sopratutto perché sono passati 5 giorni da quando la figlia è scomparsa: “Sono qui perché ci credo ancora, perché voglio riabbracciarla, ma sono passati tanti giorni, e purtroppo tutto è possibile”, spiega all’uomo con amarezza. D’altronde quello di oggi potrebbe essere l’ultimo giorno di ricerche intensive, in questi giorni sono stati circa 300 gli uomini impegnati nello scandagliare tutta la zona sia in superficie che all’interno delle cave che costellano la zona tutti animati dalla stessa speranza di quell’uomo che da giorni ormai non abbandona il campo allestito dai soccorritori al rifugio Ruchì.

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