Tragedia col parapendio: Flavio Violetto muore a 24 anni

Flavio Violetto
(Facebook)

Tragedia dopo il lancio col parapendio: Flavio Violetto muore a 24 anni, era uno studente universitario, i genitori lo sanno mentre sono in viaggio.

Un ragazzo di 24 anni, Flavio Violetto, di Cittadella, è morto precipitando al suolo con il parapendio che stava conducendo. Il giovane è precipitato nel vuoto per circa 400 metri e per lui non c’è stato scampo. Il dramma è avvenuto a Semonzo di Borso del Grappa, ieri pomeriggio. Il corpo privo di vita di Flavio Violetto è stato rinvenuto a pochi passi dalla pista di atterraggio. Ignote per ore le cause dell’incidente. I militari dell’Arma dei Carabinieri indagano per fare luce su questa tragica vicenda.

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La tragedia in cui è morto Flavio Violetto

Flavio Violetto, nativo di Castelfranco e studente universitario di fisioterapia a Verona, avrebbe compiuto 25 anni il prossimo 9 luglio. Sarebbe partito da Col del Puppolo ma poco dopo le partenza la vela principale si è avvitata su sé stessa. Il ragazzo a quel punto ha provato ad aprire una vela secondaria, ma anche questa si è attorcigliata, stavolta alla prima e così è precipitato nel vuoto.

Lo schianto è stato tremendo e inesorabile e a nulla sono valsi i soccorsi. Infatti, sul posto sono giunti subito i soccorsi del Suem 118 di Crespano, ma il 24enne era già privo di vita e il medico ha potuto soltanto constatarne il decesso. Il ragazzo era da qualche tempo appassionato di parapendio, una passione che gli è costata la vita.

I genitori raggiunti in viaggio dalla tragica notizia della morte di Flavio Violetto

I genitori di Flavio Violetto erano attesi a un raduno conviviale, ma sono tornati a casa appena appresa la tragica notizia. “Ho letto la costernazione nel volto di tutti, ma nessuna traccia di disperazione: ad un certo punto della serata, abbiamo chiamato al telefono i genitori e abbiamo cantato una preghiera per loro, con loro”, scrive una loro conoscente.

E aggiunge: “Ho pensato allo smarrimento che fa paura e fa fuggire, cosicché tante volte chi si trova abbattuto da eventi così duri, si ritrova anche solo, senza nemmeno uno sguardo in cui fissare gli occhi, senza una spalla robusta su cui abbandonare momenti di dolore e sconforto”.

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