Aumenti pensionistici per il 2026: arrivano le prime conferme sulle misure previste dal governo nella bozza della nuova legge di bilancio
Sono giorni di grande fermento nel dibattito pubblico italiano. Da sempre, infatti, il mese di ottobre è un periodo molto delicato in cui si decidono i destini delle finanze degli italiani. Siamo nel pieno della fase della programmazione della nuova legge di bilancio, la normativa fondamentale che annualmente stabilisce i fondi da destinare ai vari settori.

Se hai avuto modo di accendere una televisione o di scrollare lo schermo del tuo smartphone, sicuramente ti sarà capitato di leggere la polemica che le opposizioni hanno mosso nei confronti del governo per gli aumenti impercettibili delle pensioni. Ma è veramente così? Facciamo chiarezza una volta per tutte e cerchiamo di capire quale sia la verità in mezzo a tanta propaganda. Gli incrementi nel 2026 ci saranno sicuramente, scopri subito a quanto ammonteranno e chi ne avrà diritto.
D’altronde in questi giorni le spaccature sono avvenute anche all’interno dello stesso governo, a causa delle visioni opposte dei rappresentanti dei tre partiti di maggioranza sulla nuova legge di bilancio.
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Al di là di questo grande caos che sta investendo la politica, soprattutto negli ultimi giorni, ci sono le persone, in particolare i pensionati, che troppo spesso subiscono le decisioni governative senza avere alcun margine di intervento. I trattamenti pensionistici in Italia sono sempre stati molto esigui, incapaci, nella maggior parte dei casi, di fronteggiare e contenere gli effetti dell’aumento dei prezzi. Questo avviene tra l’altro anche con i salari. Finalmente, però, si sarebbe aperto uno spiraglio e con molta probabilità nel 2026 saranno moltissimi i pensionati che avranno di diritto un incremento dell’importo netto percepito.

In base alla nuova legge di bilancio aumenteranno le pensioni minime, grazie a un incremento di circa 20 euro mensili. Ma l’aumento non interesserà tutti i pensionati, bensì soltanto coloro che hanno contributi accreditati prima del 1996, le cui pensioni sono state calcolate con il metodo misto. A tutti gli altri verrà riservato un trattamento diverso.
Stiamo parlando dei cosiddetti “contributivi puri”, coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, per i quali non è prevista alcuna integrazione al minimo. Anche qualora percepissero importi molto bassi, non avranno diritto ad alcun adeguamento, ma il loro trattamento pensionistico si baserà solo sui contributi effettivamente versati.





