I ritardatari cronici hanno la capacità di indispettire anche le personalità più pacifiche. La psicologia spiega cosa si nasconde dietro questo atteggiamento.
Sempre in ritardo. Non importa se la persona debba prendere i mezzi pubblici o meno, se abbia avuto più di due ore di tempo per prepararsi, persino se siate voi a doverli raggiungere nel posto scelto da loro. Ci sono persone che inevitabilmente si fanno attendere.

Purtroppo la psicologia è molto chiara: un comportamento reiterato invia un messaggio. Ma cosa sta cercando di dirci il nostro interlocutore? Gli esperti hanno individuato diversi “retro-pensieri”.
Sfumature del ritardo, il messaggio è molto chiaro
L’origine del ritardo va contestualizzata. Le motivazioni potrebbero essere le seguenti:
- arroganza: scarsa stima degli altri, che si traduce in mancanza di rispetto per il loro tempo. Il soggetto in questione, amara verità da digerire, sostanzialmente pensa di essere più importante degli altri. Questo può essere sia un pensiero conscio, che inconscio in alcuni casi;
- apprendimento: impariamo imitando. Se i nostri genitori ci hanno abituati al ritardo, tendiamo a ripercorrere esattamente lo stesso schema. Si tratta, in psicologia, dell’inconveniente più semplice da aggiustare. Prima si aiuta il paziente a prendere coscienza dell’ereditarietà del suo atteggiamento, dopodiché lo si conduce verso un percorso volto a aggiustarne il tiro;

- seduzione: chi attende pensa inevitabilmente alla persona che sta aspettando, si forma talvolta un desiderio inconscio. Questo però se il ritardo si traduce in cinque o dieci minuti. Se il valore del tempo perso dovesse aumentare, è facile passare dalla trepidante attesa alla percezione negativa della persona che non si presenta in orario. In parole povere: va bene farsi desiderare, ma non troppo;
- paura: soggezione, ansia da prestazione e/o sociale, stress e volontà di defilarsi. Tutto questo può provocare un auto-sabotaggio e dunque il ritardo;
- risarcimento: la tradizionale e comune presa di posizione. Il rispetto si ridimensiona di fronte a un torto subìto. Accade spesso tra partner, di fronte a un’incomprensione, che si arrivi in ritardo. Quando diventa un’abitudine è definito comunemente come atteggiamento passivo-aggressivo;
- sofferenza: tecnica psicologica. Per esempio far attendere una persona prima di un colloquio o di un esame, per testare la capacità di autocontrollo di chi attende;
- scarso interesse: ipotizziamo che un amico si presenti sempre in ritardo. Non giustificatelo. Le motivazioni possono essere due: arroganza o disinteresse per l’attività che dovete svolgere insieme.





