Disciplina Imu, una sentenza della Corte Costituzionale ha fatto chiarezza su alcuni punti che sembravano incongruenti.
Non ha alcuna rilevanza la “dimora abituale unitamente familiari” al fine di poter fruire dell’esenzione ICI e IMU quale condizione necessaria per beneficiare dell’esenzione dal pagamento del tributo.

Questa la sentenza della Corte Costituzionale che toglie molti dubbi su pagamenti e/o esenzioni che riguardano l’IMU. Quindi quello che è determinante è solo la dimora abituale del coniuge che non necessariamente deve implicare la convivenza con i familiari. L’obiettivo della sentenza è non penalizzare o o discriminare il soggetto che ha contratto matrimonio rispetto alla persona singola che non ha un nucleo familiare, ma, non per questo non possa destinare un immobile ad abitazione principale e dunque esente dalla tassa.
Una pronuncia costituzionale importante, con la quale la Corte ha ribadito un principio generale già espresso in altra pronuncia in occasione della quale i giudici costituzionali avevano disposto l’illegittimità costituzionale di un precedente articolo istitutivo della vecchia ICI che subordinava la configurabilità di un immobile destinato ad “abitazione principale” alla coesistenza di due condizioni imprescindibili: la residenza anagrafica del soggetto nel Comune di competenza, la dimora abituale “unitamente al proprio nucleo familiare”.
Esenzione IMU: la sentenza che fa scuola
Il principio espresso dalla Corte Costituzionale riconosce il beneficio dell’esenzione ICI/IMU riferita all’abitazione principale, anche nel caso in cui il soggetto non dovesse dimorare abitualmente insieme al proprio nucleo familiare.

Si potrebbe trattare infatti di un proprietario celibe o nubile privo di un nucleo familiare che ha un immobile di fatto destinato ad abitazione principale nel quale risiede anagraficamente e dove ha la dimora abituale. Una normativa disposta dai giudici costituzionali di notevole importanza poiché di conseguenza di fatto amplia la forbice delle possibili esenzioni ICI/ IMU per tutti gli immobili destinati ad abitazione principale, andando ad incidere, in termini di beneficio fiscale, anche su tutte quelle casistiche di doppia residenza dei coniugi in Comuni diversi.
Il principio espresso dalla Corte Costituzionale nella Sentenza N°112 del 18/07/2025 conferma l’esenzione IMU anche in caso di doppia residenza in abitazioni separate per ciascun coniuge La Suprema Corte Costituzionale chiamata nuovamente a pronunciarsi, ha ritenuto fondate le questioni di legittimità costituzionale. In particolare, i giudici hanno precisato che come l’IMU anche la vecchia ICI ha natura di imposta reale per cui, al fine di una possibile esenzione sono irrilevanti profili soggettivi quali soggetto coniugato o meno.
Il principio espresso dalla Suprema Corte rileva anche un’altra questione tributaria che negli ultimi anni ha caratterizzato non poco la fiscalità locale in termini di contenzioso tributario sempre riferito alla esenzione IMU: in un contesto come quello attuale caratterizzato dall’aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici è sempre più frequente la casistica di persone unite in matrimonio che concordano di vivere in luoghi diversi per esigenze lavorative.
In questo caso, in passato, ciascuno dei coniugi ha richiesto al Comune di competenza l’esenzione IMU riferita all’immobile di proprietà dove ciascuno aveva la residenza anagrafica ed ivi dimorava abitualmente. Prima che la Corte Costituzionale facesse chiarezza sul punto, i Comuni hanno concesso il beneficio dell’esenzione IMU solo ad uno dei due immobili, negando il beneficio fiscale riferito all’altro immobile. Ma ora dovranno per forza fare marcia indietro.





