Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce, in modo inequivocabile e definitivo, le norme che regolano la pensione di reversibilità. Ecco cosa è successo e quali sono gli effetti pratici
Nel sistema dello Stato Sociale italiano esiste uno strumento che è al tempo stesso economico e del diritto di famiglia di grande importanza. Parliamo nello specifico dello strumento della pensione ai superstiti, l’assegno pensionistico meglio conosciuto come pensione di reversibilità per il coniuge superstite.

La pensione di reversibilità è stata introdotta nel sistema pensionistico nel 1939 con il Regio-Decreto n. 636 del 14 aprile, ed è stata riordinata e aggiornata dalla Legge numero 88 del 9 marzo 1989 e dal Decreto Legislativo 503 del 30 dicembre 1992. Trovando la regolamentazione attuale con la Riforma Dini del 1995 e la Legge 76 del 20 maggio 2016 sulle Unioni Civili.
Come è evidente dai vari interventi del Legislatore si tratta di una materia complessa, complicata, con grandi cascami con rischi di contenziosi e con mille rivoli e sfaccettature. Non a caso viene gestita direttamente dell’INPS, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.
Pensione di reversibilità annullata? Ecco quando può succedere secondo la legge
Ma chi ha diritto alla pensione di reversibilità? Partiamo dal presupposto l’assegno viene erogato in due forme, in modo diretto se chi muore era già in pensione, in modo indiretto se chi passa “a miglior Vita” aveva maturato almeno 15 anni di contributi di cui almeno 3 nei 5 anni precedenti al decesso.

A beneficiare dell’assegno in prima battuta il coniuge superstite, i figli minori fino ai 18 anni, i figli studenti fino ai 21 anni e i figli dichiarati inabili. Ed è proprio in questo contesto che si innesta la vicenda di cui si parla nell’articolo. Nel 2009 il figlio inabile di una persona deceduta nel 1990 ha presentato domanda per la pensione di reversibilità.
Il ritardo era dovuto al fatto che c’erano state grandi difficoltà a ricostruire la posizione contributiva. Ma la domanda è stata respinta dall’INPS. La vicenda, pertanto, ha avuto un lungo strascico legale che, solo a settembre del 2025, è giunto a sentenza. E la sentenza è stata davvero incredibile. La Corte di Cassazione, infatti, ha ribadito che la pensione di reversibilità può essere chiesta solo entro i dieci anni dalla morte del titolare. Una sentenza che di fatto chiude una lunga serie di diatribe e contenziosi in materia. Una sentenza destinata a fare Giurisprudenza





