In una fase complessa a livello economico come quella attuale un atto drammatico, e foriero di problemi legali, come il licenziamento ha bisogno di regole certe e indicazioni inoppugnabili
I dati e i numeri non mentono mai. E i numeri afferenti ai licenziamenti in Italia nel 2024, quelli del 2025 non sono ancora disponibili, parlano di oltre dodici milioni di cessazioni di rapporti di lavoro. Il dato è ufficiale e deriva dal “Rapporto Annuale sulle Comunicazioni Obbligatorie” del Ministero del Lavoro per lo scorso anno.

Dati e numeri abnormi ma che, e va detto per dovere di cronaca, contengono anche i rapporti di lavoro parziali e temporanei. Resta il fatto che al netto della narrazione in Italia abbiamo 1.6 milioni di disoccupati con un tasso di disoccupazione netto del 6,3%. Uno dei dati più bassi degli ultimi anni ma che, però, sale a oltre il 20% tra i giovani.
Disoccupazione che, nell’83% dei casi, è frutto di un licenziamento pregresso. Licenziamento che in un ciclo economico complesso come quello attuale fatto di crisi periodiche e perdita del potere di acquisto diventa un atto drammatico a livello sociale e legale.
Novità Choc per il licenziamento
Per questo motivo, alla legislazione corrente, è stato necessario aggiungere anche alcuni elementi della giurisprudenza in grado di circoscrivere, e codificare ancora meglio, le regole che lo determinano e lo gestiscono. La più recente, in tal senso, è la sentenza numero 21103 con data di deposito al 24 luglio 2025. Una sentenza a suo modo rivoluzionaria.

L’oggetto della sentenza è in ordine ad un licenziamento, classificato come “per giusta causa”, del novembre del 2020. Un licenziamento frutto di uno scontro verbale, molto duro, tra un dirigente e un sottoposto.
Il licenziamento, nello specifico, è stato sottoposto ad un primo ricorso e ad un secondo grado di giudizio presso la Corte di Cassazione. Un grado di giudizio che ha determinato che in particolari condizioni l’alterco tra dirigente e sottoposto, anche se una tantum, è causa di licenziamento.
Il motivo, si legge nel dispositivo della sentenza, è in ordine al fatto che lo scontro verbale era su un tema strategico per l’azienda e per di più ha determinato la rottura, definitiva, del rapporto di fiducia tra dirigente e lavoratore. Un precedente importante destinato a fare giurisprudenza. E destinato a farlo in danno del lavoratore dipendente





