Partire è un impulso naturale: cerchiamo una mostra, un volo, un’escursione e in pochi clic ci immaginiamo già lì. È proprio in quel varco emotivo che si infilano i siti copia: rassicuranti a prima vista, rapidi all’incasso, invisibili quando chiedi aiuto.

GetYourGuide ha pubblicato un white paper che denuncia la crescita di pseudo‑pagine e siti ingannevoli. Copiano canali ufficiali, rivendono biglietti a prezzi gonfiati e drenano fiducia, anche a danno delle istituzioni culturali. Non esistono cifre univoche per l’Italia accessibili al pubblico; la dinamica però è chiara e confermata anche da centri di competenza europei sulla sicurezza online. L’ho visto accadere a un amico: “Colosseo sold out? Nessun problema, qui ci sono biglietti disponibili.” Dominio simile, logo perfetto, timer in rosso. Ha pagato il doppio. Nessuna mail di conferma. Nessun centralino.
Eppure i segnali c’erano. Li riconosci solo se ti fermi un secondo prima di cliccare. Facciamo ordine, perché la frenesia è il carburante preferito delle truffe online.
Perché proliferano i siti copia
Gli attori malevoli sfruttano tre leve. Primo: gli annunci sponsorizzati. In alto su Google appare un risultato “Sponsorizzato”, spesso con nome del brand imitato. È il cosiddetto brand impersonation. Secondo: domini “look‑alike” con trattini, estensioni insolite o inversioni di lettere. Terzo: l’illusione di sicurezza. Il lucchetto HTTPS indica cifratura del traffico, non l’autenticità del venditore; lo ricordano da anni le linee guida di agenzie come ENISA e NCSC. In parallelo, alcuni marketplace legittimi consentono rivendite con commissioni alte: non sono truffe in senso stretto, ma possono confondere. In Italia l’AGCM ha già sanzionato portali turistici per pratiche scorrette; i provvedimenti sono pubblici, ma non coprono tutto il fenomeno.
Come riconoscere un sito non autorizzato
Verifica l’origine. Parti sempre dal sito ufficiale del museo, del parco o del trasportatore. Per i musei statali, i prezzi base sono pubblici sui siti istituzionali; se vedi importi molto più alti senza servizi inclusi, fermati. Cerca il link dal profilo Google verificato o dal sito del Ministero/Comune.
Controlla il dominio. Il nome coincide con quello ufficiale? Diffida di varianti come “-tickets”, “-booking” o TLD esotici. Evita URL accorciati non contestualizzati.
Leggi le condizioni. Politiche di rimborso opache, commissioni poco chiare e spese “di gestione” che compaiono solo al checkout sono red flag. La pagina deve indicare Partita IVA, sede legale, privacy conforme GDPR e contatti verificabili.
Valuta i segnali di pressione. Timer aggressivi, finestre “altri 17 utenti stanno acquistando”, traduzioni storte, FAQ generiche: tipiche esche. I siti seri informano, non intimidiscono.
Esamina i pagamenti. Preferisci carte con 3D Secure o wallet tracciabili. Evita bonifici esteri, gift card e crypto per acquisti al dettaglio di biglietti. Se l’unico metodo è un bonifico, non è normale.
Confronta altrove. Cerca recensioni su fonti terze (Google Maps, profili social ufficiali, ECC‑Net). Attenzione ai profili nati ieri con poche recensioni entusiastiche e identiche.
Diffida degli annunci. Scorri oltre i primi risultati sponsorizzati e cerca la pagina istituzionale. Se arrivi da un social, verifica il handle ufficiale con spunta e la data di creazione.
Se qualcosa va storto, agisci subito. Chiedi un chargeback alla banca, conserva schermate e ricevute, segnala alla Polizia Postale. Per acquisti transfrontalieri contatta il Centro Europeo Consumatori (ECC‑Net), che assiste gratuitamente i viaggiatori UE. Non tutti i casi si risolvono, ma il tempo è un fattore decisivo.
Un ultimo pensiero, più personale. Il bello del partire è l’attesa che matura. Vale anche online: prendersi due minuti per controllare un sito non autorizzato non spegne l’entusiasmo, lo protegge. La prossima volta che vedi un’offerta lampo, prova a chiederti: sto comprando un’esperienza o solo un clic ben truccato?





