Se vi venisse voglia di visitare un borgo fuori dal comune, quello tibetano potrebbe lasciarvi di stucco: dalla scacchiera enorme al rifugio spirituale.
Ti sembra di stare in Tibet, ma non hai preso un aereo; credi di avere le allucinazioni, invece no: quella scacchiera gigante è davvero davanti ai tuoi occhi, come un invito a giocare. Tutto sembra l’installazione di un museo a cielo aperto, e invece è un vecchio borgo che ha ripreso vita grazie a un progetto speciale.

Un’iniziativa che ha coinvolto persino il Dalai Lama in persona, che nel 1999 visitò il borgo in occasione dell’apertura del Museo del Tibet.
Oggi quel borgo c’è, è vivo, e durante eventi e iniziative accoglie centinaia di persone curiose di scoprire il mondo della spiritualità e la storia di un luogo che non solo conserva fascino, ma è riuscito a evocare l’anima del Tibet proprio nel cuore dell’Emilia. E visto che le domeniche d’autunno possono diventare molto lunghe, questa è un’idea alternativa che vale davvero la pena tenere in considerazione.
Un borgo che viaggia tra il silenzio e la spiritualità
Arrivare a Votigno di Canossa è come scivolare in un’altra dimensione. Le stradine in pietra, le porte basse, le bandierine tibetane che si muovono nel vento: tutto sembra costruito per farti rallentare. Niente negozi, niente bar rumorosi, solo il rumore dei tuoi passi e qualche gatto che ti osserva da un muretto. È uno di quei posti che o ami, o ti lascia un po’ spiazzato.

Perché sì, è vero che qualcuno lo trova ‘troppo perfetto’, quasi finto dopo i restauri, ma basta andarci nel momento giusto per sentirne davvero l’atmosfera. Il segreto? Evitare i giorni feriali. Durante la settimana rischia di sembrare un set abbandonato, mentre nei weekend, soprattutto tra primavera e autunno, il borgo si riempie di persone e di piccoli eventi dedicati alla meditazione, ai suoni tibetani o alla semplice curiosità di scoprire questo angolo d’Oriente in Emilia.
Visualizza questo post su Instagram
Se riuscite, fate coincidere la visita con l’apertura del Museo del Tibet (di solito la domenica pomeriggio). È minuscolo ma ben curato, e regala una prospettiva autentica sulla cultura buddista. E se vi capita di passare all’ora del tramonto, fermatevi in piazza davanti alla scacchiera gigante: la luce calda che filtra tra le case in pietra crea un’atmosfera che vale più di mille foto.
Meglio portare scarpe comode – il selciato è irregolare – e ricordarsi che non è un posto ‘da consumo veloce’. Qui si va per respirare, per ascoltare, per prendersi una pausa vera. E magari per riscoprire che la calma, ogni tanto, può essere il miglior souvenir.





