Reddito di cittadinanza regionale: quali Regioni lo hanno già attivato e dove tornerà entro il 2025
Dopo l’abolizione del Reddito di Cittadinanza nazionale il 1° gennaio 2024, molte famiglie hanno vissuto un periodo di incertezza. Al suo posto è stato introdotto l’Assegno di Inclusione, che però non copre tutte le categorie coinvolte e non sempre garantisce importi sufficienti a sostenere le spese quotidiane.

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Per questa ragione diverse Regioni hanno scelto di intervenire in autonomia con misure proprie, spesso ribattezzate con nomi diversi ma che, di fatto, ripropongono un Reddito di cittadinanza regionale pensato per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Al momento, nel 2025, le Regioni più attive sono sei: Puglia, Sicilia, Sardegna, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Ma il quadro è destinato ad allargarsi presto, perché anche Toscana, Campania e Calabria stanno lavorando a nuovi strumenti di sostegno che dovrebbero essere operativi entro la fine dell’anno. In questo modo la mappa del Reddito di cittadinanza regionale toccherà quasi tutta la Penisola, con una pluralità di modelli differenti.
I nuovi nomi del Reddito di cittadinanza regionale 2025
Ogni Regione ha scelto una denominazione propria e criteri diversi di accesso, dimostrando che non esiste un modello unico ma tante declinazioni locali dello stesso concetto. Tra i principali strumenti già operativi troviamo:

- Puglia con il Reddito di dignità
- Sicilia con il Reddito di povertà
- Sardegna con il Reddito di inclusione sociale
- Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna con misure locali di sostegno economico, variabili per requisiti e importi
A queste iniziative si affiancheranno presto Toscana, Campania e Calabria, che stanno predisponendo le nuove versioni di Reddito di cittadinanza regionale, attese entro la fine del 2025.
Le differenze sono notevoli: alcune Regioni prevedono contributi mensili fissi, altre li modulano in base al reddito o al numero di componenti del nucleo familiare. In certi casi i beneficiari devono aderire a percorsi di formazione o di inserimento lavorativo, mentre in altri prevale l’aspetto puramente assistenziale. Questa varietà rende indispensabile informarsi bene, perché i requisiti cambiano da Regione a Regione e possono determinare l’effettivo accesso ai sussidi.
Il Reddito di cittadinanza regionale rappresenta dunque un tassello aggiuntivo rispetto all’Assegno di Inclusione nazionale, e in molti casi può integrarlo. Per le famiglie più fragili la combinazione delle due misure può fare davvero la differenza, garantendo una maggiore continuità economica.
In sintesi, le Regioni che oggi erogano o stanno per introdurre forme proprie di Reddito locale sono: Puglia, Sicilia, Sardegna, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Calabria. Una mappa in continua evoluzione che dimostra come la questione del sostegno al reddito sia tutt’altro che chiusa.





