Divorzio, nuove regole sull’assegno di mantenimento: in questi casi non è più dovuto

L’assegno di mantenimento resta uno degli obblighi più delicati dopo una separazione, ma in certi casi la legge riconosce quando non pagarlo è legittimo

Sono anni che il tema divide giudici, famiglie e avvocati. Da un lato c’è un principio sacrosanto: chi si separa deve continuare a contribuire al mantenimento dei figli o dell’ex coniuge. Dall’altro, però, c’è la vita vera, fatta di buste paga insufficienti, contratti che non arrivano, bollette che si accumulano, e situazioni che rendono impossibile rispettare l’importo deciso dal tribunale.

Matelletto e mazzetta di denaro poggiati su una scrivania
Divorzio, nuove regole sull’assegno di mantenimento: in questi casi non è più dovuto – viagginews.com

La legge parla chiaro, ma non sempre basta. Perché dietro ogni omissione può esserci un gesto volontario, certo, ma anche una condizione oggettiva di disagio: assenza di lavoro, nessun aiuto familiare, perfino difficoltà ad avere un tetto sopra la testa. Quando questo accade, la linea tra colpevolezza e impossibilità si fa sottile. E proprio su questo punto – quello in cui la legge incontra la realtà – si sono concentrate le ultime riflessioni della Cassazione.

Una nuova sentenza, nel dettaglio, apre una finestra importante su una questione troppo spesso trattata in modo automatico. Perché no, non sempre non pagare equivale a delinquere. Ma per capirlo, bisogna prima conoscere tutti i dettagli.

Quando non versare l’assegno non è reato: cosa ha deciso la Cassazione

La sentenza della Cassazione n. 883/2025 ha riaperto una questione che tocca da vicino moltissimi separati: cosa succede se non si riesce più a versare l’assegno di mantenimento? La legge prevede sanzioni severe per chi si sottrae agli obblighi verso i figli o l’ex coniuge, ma i giudici hanno ricordato un principio fondamentale: la responsabilità penale scatta solo se il mancato pagamento è volontario e ingiustificato.

Coppia seduta alla scrivania guarda una fede poggiata
Quando non versare l’assegno non è reato: cosa ha deciso la Cassazione – viagginews.com

Nel caso specifico, l’imputato era stato condannato per non aver versato 450€ al mese, ma aveva documentato una situazione di estrema precarietà economica e abitativa, con redditi annui inferiori a 9.000€, assenza di lavoro stabile e perfino lunghi periodi vissuti in un garage senza acqua né luce. I servizi sociali lo avevano inserito in un progetto per senza fissa dimora, e in passato un procedimento simile era stato archiviato proprio per le stesse ragioni.

E secondo la Corte, non basta dire “non ho potuto pagare”. Serve dimostrarlo. Ma se il giudice accerta che il pagamento avrebbe compromesso la sopravvivenza dignitosa dell’obbligato, allora non c’è reato. Non si tratta di semplice difficoltà economica, ma di impossibilità oggettiva, documentata e persistente.

Una sentenza, questa, che segna un confine importante tra chi evade un dovere per scelta e chi, invece, è schiacciato dalle circostanze. E che ricorda un punto essenziale: la legge pretende responsabilità, non sacrifici disumani.

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