Si possono presentare più ISEE per potenziare l’Assegno Unico? Si, ecco in quali casi è legale

In determinati casi è possibile potenziare l’assegno unico: ecco cosa bisogna fare per restare nella legalità, scopri se hai i requisiti

L’Assegno unico e universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico attribuito per ogni figlio, fino al compimento dei 21 anni, a decorrere di condizioni specifiche, o senza limiti di età per i figli disabili. Si tratta di un contributo di fondamentale importanza per sostenere i nuclei familiari che possiedono i requisiti stabiliti dalla legge e per incentivare gli italiani a fare più figli, contrastando così l’inarrestabile calo demografico.

Nel 2024 sono nati soltanto 370 mila bambini, ben 130 mila in meno rispetto a dieci anni prima, nel 2014. Una statistica decrescente che sembra calare sempre più a picco. Ebbene, adesso è possibile potenziare l’assegno unico, ma solo in determinati casi, ecco quali: scopri subito se hai i requisiti previsti dalla normativa.

Famiglia felice
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L’Assegno unico e universale spetta per ogni figlio minorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni. Per i nuovi nati decorre dal settimo mese di gravidanza. Ma vediamo ora cosa devi fare per poterlo potenziare.

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In generale, alle famiglie che al momento della domanda siano in possesso di ISEE valido, l’Assegno è corrisposto in base alla corrispondente fascia ISEE. Infatti, è importante precisare che l’importo dell’Assegno viene determinato in base all’ISEE eventualmente presentato del nucleo familiare del figlio beneficiario, tenuto conto dell’età dei figli a carico e di altri specifici elementi.

Per poter potenziare l’importo del contributo, i genitori non conviventi possono presentare due ISEE diversi. In questo modo l’importo sarà massimizzato. La possibilità di utilizzare l’ISEE più basso dipende da determinate condizioni e accordi. Vediamo subito quali sono le ipotesi previste e se anche tu rientri nel nuovo quadro delineato dalla normativa.

Persona che conta denaro
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È possibile massimizzare l’importo in specifici casi. In primo luogo, se il figlio risulta fiscalmente a carico di un solo genitore: l’ISEE di quel genitore viene utilizzato per calcolare l’ammontare dell’assegno. Se ha un ISEE più basso rispetto all’altro, l’assegno sarà più alto. Un altro caso è quello dell’accordo tra i genitori per scegliere l’ISEE più basso.

In tale ipotesi, i genitori non conviventi possono accordarsi per presentare una DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) che consideri l’ISEE del genitore con reddito più basso, anche se il figlio non vive prevalentemente con lui. L’ultima ipotesi ricorre quando i genitori sono separati con affido condiviso e gestione economica distinta: l’INPS consente di prendere in considerazione l’ISEE più basso.

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