Il ricalcolo delle pensioni non riguarda tutti e lo vedremo fra poco. Occorre capire se si prenderà di più o di meno.
Non vengono toccate le pensioni liquidate da più di tre anni, per un vincolo di decadenza previsto per legge. La normativa consente alle amministrazioni pubbliche di regolarizzare i contributi previdenziali non versati o incompleti fino al 31 dicembre 2004, attraverso una sorta di sanatoria che consente di aggiornare i dati contributivi senza dover versare gli importi mancanti.

Nel 2025, le pensioni subiranno un ricalcolo che, a parità di contributi versati, potrebbe portare a importi inferiori per chi andrà in pensione a partire dal 1° gennaio rispetto a chi è andato in pensione nel 2024. Ciò è dovuto all’applicazione dei nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo. I nuovi coefficienti, più sfavorevoli, comporteranno una riduzione dell’assegno pensionistico, mediamente tra l’1,5% e il 2,18% a seconda dell’età di pensionamento
L’INPS potrebbe volere soldi indietro: attenti alle pensioni
La norma punta a correggere le anomali storiche nei dati contributivi delle pensioni statali per allineare i pagamenti agli effettivi contributi versati, salvaguardando però i pensionati con pensioni già definitive da oltre tre anni.

Di conseguenza, se i dati contributivi aggiornati fanno emergere che la pensione erogata è superiore a quella dovuta, l’INPS procede al ricalcolo e recupera le somme eventualmente pagate in eccesso, chiedendo alle amministrazioni pubbliche di restituire i soldi. Il ricalcolo si applica solo alle pensioni entro il termine di tre anni dalla data di comunicazione del provvedimento pensionistico. Una misura nata per correggere le irregolarità contributive pregresse relative ai lavoratori pubblici prima del 2005, a causa di dati parziali o non corretti trasmessi in passato. Ma chi ci perderà davvero visto che gli errori non sono stati commessi dagli ignari pensionati?
Oltre alla pensione, anche il trattamento di fine servizio (TFS) o trattamento di fine rapporto (TFR) può essere interessato da eventuali recuperi derivanti dal ricalcolo contributivo. Chi ci perde con il ricalcolo pensioni 2025: nuovi lavoratori che andranno in pensione nel 2025 e nel biennio successivo, subiranno una riduzione dell’assegno pensionistico rispetto a chi è uscito nel 2024. Il ricalcolo contributivo penalizza chi ha avuto stipendi più elevati negli ultimi anni di lavoro, poiché l’assegno pensionistico viene calcolato sulla media dei redditi di tutta la carriera. Chi ha accumulato un consistente “montante contributivo” (somma dei contributi versati) vedrà una maggiore riduzione dell’assegno, poiché i nuovi coefficienti sono più sfavorevoli.





