Con le ferie non godute ti fai un sacco di soldi grazie a questa sentenza nuovissima

Ferie non fruite, ora cambia tutto: quando è obbligatoria la monetizzazione delle ferie non godute secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione che interessa moltissimi lavoratori dipendenti: la monetizzazione delle ferie non godute. Con l’ordinanza n. 13691/2025, la Suprema Corte – sezione Lavoro – ha accolto il ricorso presentato da una lavoratrice contro una sentenza della Corte di Appello di Roma, che in precedenza aveva negato il diritto all’indennità sostitutiva per ferie non fruite.

Uomo che pensa alle ferie e scritta su calendario
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Il caso si è trasformato in un’occasione per chiarire principi giuridici fondamentali che riguardano il diritto alle ferie retribuite, anche alla luce del diritto dell’Unione europea. Secondo i giudici, le ferie annuali retribuite rappresentano un diritto fondamentale del lavoratore, nonché un obbligo inderogabile in capo al datore di lavoro.

Il mancato godimento delle ferie non può quindi tradursi automaticamente nella perdita del diritto alla relativa indennità economica, a meno che il datore di lavoro non dimostri di aver messo il lavoratore nella condizione effettiva di usufruirne. È su questo punto che la Corte ha voluto porre l’accento, stabilendo alcuni criteri che devono guidare l’interpretazione della normativa nazionale in modo conforme al diritto europeo.

Quando il datore è obbligato a pagare le ferie non godute, secondo la legge

Il principio chiave enunciato dalla Corte è che la monetizzazione delle ferie non godute è dovuta alla cessazione del rapporto di lavoro, a meno che il lavoratore non sia stato correttamente informato e messo in condizione di fruirne. La Cassazione ha chiarito che:

Corte Suprema di Cassazione -Roma
Quando il datore è obbligato a pagare le ferie non godute, secondo la legge – viagginews.com
  • è compito del datore di lavoro dimostrare di aver invitato formalmente il lavoratore a godere delle ferie;
  • l’invito deve essere fatto in modo chiaro e in tempo utile;
  • il lavoratore deve essere avvisato delle conseguenze del mancato utilizzo;
  • la rinuncia è valida solo se consapevole e volontaria.

Se queste condizioni mancano, il datore è tenuto a versare l’indennità sostitutiva. In altre parole, la monetizzazione delle ferie non godute non può essere esclusa solo perché le ferie non sono state fruite: serve la prova di una rinuncia consapevole. La decisione è coerente con quanto affermato dal Consiglio di Stato (sentenza n. 597/2023), secondo cui il diritto alla monetizzazione decade solo in caso di rinuncia volontaria, non per mancanza di informazione.

La Cassazione ha quindi annullato la sentenza precedente e rinviato la causa alla Corte d’Appello. Sarà ora necessario accertare se la lavoratrice sia stata effettivamente messa in condizione di fruire del diritto. In conclusione, la monetizzazione delle ferie non godute:

  • è legata alla possibilità effettiva di fruire delle ferie;
  • non può essere negata se manca la prova dell’informazione;
  • tutela il benessere del lavoratore.
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