Science Advances spiega cosa nasconde il DNA italiano, anche perché bisogna capire cosa s’intenda per tale.
A dare manforte alle teorie avanzate dallo studio della Science Advances sono discipline come la genetica e l’antropologia, specialmente se si analizza il tema da un prospettiva inedita. Due e mari e altrettanti Continenti dimostrano che non c’è niente di omogeneo, e che la verità che sta emergendo è a dir poco sconvolgente.

Che il DNA italiano sia frutto delle passate migrazioni, dominazioni e contatti con popoli diversi, non fa specie. Saputo e risaputo che l’Italia si sia formata da questi processi, e tutt’oggi continua a subirne conseguenze, ma non è l’ovvio che bisogna puntualizzare.
Il contributo dello studio è evidenziare l’origine del patrimonio genetico italiano, non solo la sua eterogeneità. Si tratta di attestare con ufficialità un percorso iniziato 4 mila anni fa, con una sconvolgente scoperta.
Nessuna popolazione in Europa può dirsi omogenea, ma l’Italia è tra tutti i Paesi tra i più mixati. Questo è frutto di una storia di migrazioni ed emigrazioni, ma è anche conseguenza della posizione geografica e ruolo geo-politico. È un ponte tra Oriente e Occidente, quel nesso che non può assolutamente venire meno nei processi di spostamento a livello globale.
Nei primi anni Sessanta è stato lo studioso Luigi Luca Cavalli-Sforza che unendo il modello genetico-matematico ai dati degli archivi vescovili e genetici della Val di Parma, ha dato il trampolino di lancio alle scoperte successive. Non basta parlare di una storia di spostamenti, ma calcolarne l’impatto nel dettaglio.
Cosa rende il DNA italiano tale? La scoperta sconvolgente
Successore di Cavalli-Sforza, Alberto Piazza, continua i suoi studi e scopre quelle “variabili nascoste” che amplierebbero il quadro del DNA italiano fino ad oggi ancora così emblematico.

Dai suoi studi si evince una Sardegna con un DNA totalmente a parte, mentre da Nord a Sud si conferisce una variabilità dall’andamento gradiente.
A proseguo di queste analisi, ci sono quelle della rivista Science Advances che non solo conferma, ma conferisce altri risultati sorprendenti. Rappresenta il più grande studio sulla genetica degli italiani con il coinvolgimento di 30 istituzioni e università nazionali e internazionali.
L’analisi è stata condotta allineando mutazioni genetiche di più di 1500 italiani. A primo impatto, si dimostra che persone delle stesse aree geografiche sono ovviamente più simili di quelli tra differenti. Poi si è paragonati questi frammenti di DNA con quelli di gruppi europei e mondiali molto distanti, proprio per stimare l’origine spaziale e temporale della genetica.
Ne è venuta fuori una differenziazione genetica tra italiani confrontabile con differenze tra “gruppi diversi” a livello maggiore. In sostanza, tra Nord e Sud ci sono differenze come se si paragonasse un danese ad uno spagnolo!
Ma è la nuova componente trapelata nei genomi degli italiani del Sud a dare degli aggiornamenti inediti.
La nuova componente dei genomi: la verità senza precedenti
Quanto si sta presentare sconvolge non poco le conoscenze finora tramandate. Alcune per una sorta di “immaginario comune” abbastanza diffuso, altre perché in realtà frutto degli ultimissimi studi divulgati da Science Advances.

Perché dagli studi si evince che questa componente fosse presente in Italia meridionale almeno 4 mila anni fa, prima dell’influenza della Grecia Classica! Quindi, c’è l’influenza di popolazioni geneticamente affini ai gruppi moderni presenti nel Caucaso, coinvolgendo la parte meridionale dei Balcani.
Si confermano ovviamente anche i genomi di popolazioni nordafricane e mediorientali risalenti a 1000 anni fa, periodo in cui l’Italia Meridionale, e in particolar modo la Sicilia, furono soggette al dominio islamico degli arabi. Ma la verità inedita non finisce qui, perché si conferma anche una maggior presenza del genoma del Neanderthal nell’italiano del Nord!
Circa 50 mila anni fa, gli uomini che avevano lasciato l’Africa s’incontrarono con i Neanderthal, un incontro che conferma quanto dichiarato. Cioè una maggior quantità di DNA neandertaliano nei popoli del Nord-Italia-Europa, rispetto che in quelli del Sud, come invece si potrebbe pensare per i posizionamenti geografici. Tale variazione sarebbe frutto di fenomeni di selezione naturale e processi di migrazione.
Insomma, c’è tanto Nord nel Sud, quanto Sud nel Nord, una scoperta che rende ancora più complesso il DNA italiano, ma in parte molto più affine di quanto si potrebbe immaginare!