La pesca delle Cattedrali del mare è più di una tradizione, è vita vera, quella che spesso vien dimenticata nelle metropoli.
La vita delle grandi città è sicuramente più comoda e cool, ma questo non significa che sia la prediletta di tutti, tantomeno la migliore. Ci sono delle cittadine che ancora oggi, usano le usanze del passato come un valore aggiunto. La pesca delle Cattedrali del mare è una tradizione millenaria, quel metodo che meglio garantisce risultati nel settore.

La tradizione è sacra, specialmente quando identifica un’area geografica con tanta intensità. La pesca è un’attività importante per il sostentamento umano, specie nelle zone di mare. Ad oggi però è estremamente importante porla in essere in maniera quanto più “sostenibile” possibile.
Sicuramente vegani e vegetariani inorridiranno davanti questa tecnica, ma di certo converranno su un aspetto.
Non si tratta di iper-sfruttamento in allevamenti, ma di una modalità di pesca che costa sacrificio ai pescatori, ma soprattutto l’impiego della loro bravura e professionalità.
Ci vuole dell’arte a osservare dalle Cattedrali del mare, impalcature maestose che portano avanti la tradizione di questa pesca.
La pesca delle Cattedrali del mare, quando la tradizione è vita
La specialità in questione è tipica di un’area del Mediterraneo, l’abbastanza noto Stretto di Messina. La pratica implica una pesca fatta secondo la tradizione millenaria, e che immerge nel mare le Cattedrali da cui non è poi così facile riuscire a conquistare l’obiettivo. Anche perché la pesca dell’esemplare in questione è davvero molto particolare.

Pescare un pescespada in movimento dalla vetta di questa imbarcazione non è qualcosa che possono fare tutti, anche perché si tratta di una vera e propria caccia in mare aperto!
Questa modalità viene posta in essere dalla Feluca, appunto dall’arabo ﻓﻠﻮﻛﻪ falu:ka, una barca a vela con all’estremità una scala dalle maestose dimensioni.
Infatti, ad essere grande come una “cattedrale” non è l’imbarcazione in sé, ma la scala che pone il pescatore in cima. La struttura è alta mediamente 20-25 metri, quasi come un palazzo a 7 piani! L’obiettivo è quello di individuare il pesce dalla postazione prediletta, per poi pescarlo mediante un’arpione. Trattasi appunto di un grosso peschereccio con annessa quest’alta torre per l’avvistamento, con tanto di “passerella”, la scala pocanzi indicata.
Si rifanno alle Feluche del Nordafrica e Vicino Oriente, anche perché la Sicilia è stata soggetta a dominazione araba. La tradizione è millenaria, tutto sta alla bravura dei pescatori che in silenzio, attendono la preda.
Il tutto, in un tacito e antico rapporto di rispetto tra l’uomo e il mare. C’è sicuramente la “caccia”, condizione che non piace a chi è avverso al tema, ma non si sfrutta nessun allevamento intensivo, si conquista il prodotto genuino con la tecnica antica.
Ergo, se l’arpione non va a segno, nessun pescespada può essere mangiato!