La regali ogni anno ma non sai perché, il segreto della mimosa: un viaggio lontanissimo

Ogni anno arriva la ricorrenza della festa della donna, dove il fiore protagonista è la mimosa. Ma quasi nessuno sa il suo significato reale. 

Manca poco ormai a sabato 8 marzo, ossia la Giornata Internazionale della Donna. Istituita nel 1922, inizialmente si festeggiava qualche giorno più avanti (12 marzo), per essere poi anticipata alla data attuale nel 1946. Sempre quell’anno comparvero per la prima volta i mazzolini di mimosa come simbolo della ricorrenza, che ormai rappresentano una tradizione vera e propria.

ragazza con mazzetto di mimosa vicino al viso
La regali ogni anno ma non sai perché: il segreto della mimosa. – (viagginews.com)

Così ogni anno amici, partner e persino negozianti fanno scorta di questi ramoscelli ornati di fiori gialli per farne omaggio alle donne. Si tratta però di qualcosa che è entrato nell’abitudine e pochi sanno dire come mai proprio la mimosa fra tutti i fiori sia diventata il simbolo di questa festa. In effetti girano parecchie leggende a riguardo, alcune romantiche e altre quasi irreali.

La realtà è che all’inizio la festa della donna non sembrava ottenere troppa attenzione perché ad averla proposta in Italia all’inizio fu solo il Partito Comunista (PCI). Dopo la fine della guerra però nacque l’Unione delle Donne in Italia e la ricorrenza acquistò maggiore importanza. All’inizio però come fiore simbolo della donna si votò per la violetta, già simbolo della sinistra italiana.

La storia dietro alla scelta della mimosa

Sappiamo che la mimosa non è un fiore europeo, ma è originaria dell’Australia. Venne importata nel XIX secolo e si notò che si adattava perfettamente al nostro clima, sbocciando verso la fine dell’inverno. La violetta invece è un fiore che nasce spontaneamente nei nostri prati, dal colore peculiare e dal profumo intenso. Sembrò una scelta elegante, eppure fu scartata.

Ramoscello di mimosa dentro a un libro
La storia dietro alla scelta della mimosa. – (viagginews.com)

A proporre i ramoscelli di mimosa nel 1946 furono tre donne: Teresa Mattei, Rita Montagnana e Teresa Noce. Dato che l’Italia era appena uscita dalla guerra non era facile reperire un fiore delicato come le violette. Pensarono allora a un’alternativa più comune e soprattutto economica, in modo che fosse accessibile a tutti.

La scelta ricadde sulla mimosa sia alla luce di queste considerazioni sia per un’usanza diffusa tra i partigiani durante la guerra. Per passare informazioni tra una brigata e l’altra ci si affidava alle staffette partigiane, ovvero ragazze giovani che in sella alle bici portavano i messaggi su per le colline. In quanto donne non destavano troppi sospetti e i soldati spesso le ignoravano.

Come omaggio al coraggio delle staffette era abitudine regalare loro dei mazzetti di mimosa, che si trovava facilmente anche in montagna. Secondo le parole di Teresa Mattei vedere quei ramoscelli le ricordava quanto fosse stato importante l’impegno profuso dalle donne nei tempi più bui.

Gestione cookie