Un pomeriggio di grande paura quello di oggi per Gianluca Grassadonia, allenatore del Pescara: malore in panchina a Brescia.
Grande paura ma per fortuna non c’è stata alcuna conseguenza seria oggi allo stadio “Rigamonti” di Brescia durante la partita tra la formazione di casa e gli ospiti del Pescara. I momenti drammatici si sono consumati quando mancavano circa cinque minuti alla fine del secondo tempo della gara valida per la serie B italiana.
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Improvvisamente, il tecnico del Pescara, Gianluca Grassadonia, è stato colpito in panchina da un leggero malore. Non sono note le cause del malessere, ma l’allenatore è stato soccorso e rianimato rapidamente. Successivamente, si è allontanato dalla panchina, per recarsi presso gli spogliatoi. L’ex Cagliari è è alzato da solo dalla panchina.
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Il precedente di Gianluca Grassadonia: rischiò la morte in campo
Una volta negli spogliatoi, l’ex calciatore classe 1972 è stato sottoposto alle cure del caso. Non sembra ci siano comunque state conseguenze. Quando giocava, nella stagione 1998-1999, Gianluca Grassadonia fu protagonista di un grave episodio e rischiò di morire in campo durante la partita tra il suo Cagliari e la formazioni di casa dell’Udinese. Erano i tempi in cui ancora non vigeva l’obbligo di tenere dei defibrillatori negli impianti sportivi.
All’epoca, a fine novembre 1998, Gianluca Grassadonia ebbe un arresto cardio-respiratorio dopo uno scontro di gioco con il centrocampista Tomas Locatelli, che lo colpì fortuitamente alla testa. Solo grazie all’intervento del portiere Alessio Scarpi e del medico dell’Udinese Giorgio Indovina, il calciatore che giocava col Cagliari, dopo diversi minuti, riprese conoscenza. Ci vollero tre massaggi cardiaci e la respirazione bocca a bocca per farlo riprendere.
L’allora calciatore – che passò una notte in ospedale monitorato costantemente – spiegò successivamente: “Voglio giocare, il peggio è passato. Per due giorni non ho voluto neanche vedere le immagini televisive. Solo dopo il racconto di Scarpi e del medico Indovina ho capito il rischio che ho corso. Devo ringraziarli perchè mi hanno salvato la vita. Io invece non ricordavo nulla, dal momento in cui abbiamo lasciato l’albergo per arrivare allo stadio”.