Lo studio sulla terapia al plasma ha evidenziato che questa non fornisce miglioramenti statisticamente rilevanti sulla cura dei pazienti.
In pieno lockdown, nei primi mesi di diffusione della pandemia di Covid-19, sono stati registrati casi di miglioramenti improvvisi su pazienti affetti dal virus grazie alla terapia con il plasma immunizzato. Per settimane tale terapia è stata considerata una delle possibili armi contro l’infezione, una delle maggiormente efficaci per chi aveva già contratto la malattia e non poteva attendere l’arrivo dei vaccini per non incorrere nel rischio dell’infezione.
Visti i risultati positivi, i governi di tutto il mondo hanno finanziato degli studi per verificare che la terapia al plasma fosse efficace su larga scala e non semplicemente sui singoli casi. Anche l’Istituto Superiore di Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco hanno svolto uno studio in tal senso, i cui risultati sono giunti solamente in queste ore. Per lo studio ‘Tsunami’ sono stati analizzati i dati di 27 centri clinici riguardanti 487 pazienti, 241 assegnati alla terapia al plasma e 246 a quella tradizionale.
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Terapia al Plasma, i risultati dello studio ‘Tsunami’
Sebbene lo studio abbia evidenziato come i pazienti reagiscano generalmente bene alla cura con plasma convalescente, ha anche mostrato come questa non fornisca miglioramenti statisticamente rilevanti sui pazienti in condizioni di salute mediamente gravi. Secondo i dati raccolti, infatti, la terapia al plasma non riduce il rischio di peggioramenti o di morte:
“Non è stata osservata una differenza statisticamente significativa nell’end-point primario (necessità di ventilazione meccanica invasiva, definita da un rapporto tra PaO2/FiO2 minore di 150, o decesso entro 30 giorni dalla data di randomizzazione) tra il gruppo trattato con plasma e quello trattato con terapia standard. Nel complesso Tsunami non ha quindi evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi 30 giorni”.
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Insomma le due metodologie di trattamento non presentano differenze di risultato significative. Tuttavia una lieve miglioria è stata osservata in quei pazienti che presentano una sintomatologia lieve. Tale evidenza, scrivono nel rapporto gli studiosi: “potrebbe suggerire l’opportunità di studiare ulteriormente il potenziale ruolo terapeutico del plasma nei soggetti con Covid lieve-moderato e nelle primissime fasi della malattia”. Nel report si sottolinea infine come i risultati dello studio siano il linea con la letteratura internazionale, la quale è prevalentemente negativa ad eccezione di casi di pazienti trattati precocemente con plasma ad alto titolo.